“A Journey of Hope”, un viaggio di speranza, è il documento che chiede una riforma del sistema penitenziale britannico e che è stato preparato sotto la guida del vescovo inglese Richard Moth, responsabile per la pastorale delle carceri. Il dato di partenza, scrive mons. Moth nell’introduzione al documento, è che “rinchiudiamo molte più persone di quante riusciamo effettivamente a seguire o aiutare a cambiare”. Le prigioni britanniche sono in crisi, essendo la popolazione carceraria cresciuta del 77% negli ultimi 30 anni: si registrano “condizioni di vita povere, alti livelli di violenza e autolesionismo, uso diffuso di psicofarmaci, prigionieri tenuti in cella per più di 22 ore al giorno”, denuncia il vescovo. Non solo “non è dignitoso”, ma è anche un motivo per cui “il tasso di recidive rimane inevitabilmente alto, a danno di tutta la società”. Pur essendo noto che pene alternative rispetto a quelle detentive siano più efficaci, in Inghilterra il carcere viene inflitto sempre più spesso, anche se per brevi pene, e più a lungo. Il documento muove invece dalla domanda: “Come rispondiamo al crimine e che cosa sarà più utile alle vittime, ai perpetratori e alla società nel suo insieme?”, avendo come valori di riferimento “la speranza, il perdono, la riconciliazione”. La Conferenza episcopale inglese aveva già prodotto un documento nel 2016 (“The Right Road: A Catholic approach to prison reform”), ma ora è necessario “un cambiamento più radicale al nostro sistema di giustizia penale”.