Canonizzazione

Paolo VI: Chiara Montini (nipote), “uno zio affettuoso e premuroso, diverso dall’immagine fredda e distaccata con cui spesso veniva presentato”

“Il mio Paolo VI? Da principio è stato lo zio Battista con cui andavamo in vacanza ai Camaldoli di Gussago o nei monasteri benedettini della Svizzera. Solo in un secondo momento, crescendo, la dimensione affettiva ha lasciato spazio a quella istituzionale e lo zio è diventato il Papa”. Lo dice Chiara Montini, nipote del Papa bresciano, nell’intervista pubblicata dal magazine del settimanale diocesano “La Voce del Popolo”, dedicato alla canonizzazione di Paolo VI. “Uno zio affettuoso e premuroso, diverso – lo descrive – dall’immagine fredda e distaccata con cui spesso veniva presentato Paolo VI”. “Quello del Papa – aggiunge – è un ruolo che prevale su qualsiasi sentimento familiare. E nella mia famiglia questo aspetto fu chiaro sin da subito”. Ma la nipote smentisce lo stereotipo di un Montini come persona distaccata. “Lo zio – afferma Chiara Montini – è sempre stato estremamente attento alla persona che aveva davanti, indipendentemente alla sua condizione. Guardava tutti negli occhi convinto che in quello sguardo ci fosse il volto di Cristo. Ti faceva sentire accolto e ascoltato”. Quindi, la santità che si respira in famiglia “non è quella dei mistici o dei martiri, ma quella che aiuta ad affrontare ogni sofferenza, ogni sfida e a vedere in ogni persona un uomo da ascoltare e incontrare”.