Ingresso in diocesi

Diocesi: Milano, mons. Delpini a credenti, non credenti, esponenti di altre confessioni religiose “Fratelli e sorelle”

Dal pulpito del Duomo di Milano, l’arcivescovo Mario Delpini, ieri al suo ingresso in diocesi, ha rivolto la “sua parola tremante nelle notte” a “fratelli e sorelle”, come ha detto citando i versi della poesia “Fratelli” di Giuseppe Ungaretti. Nel suo abbraccio offerto – come ha tenuto a precisare – “non per pretendere una familiarità, piuttosto per un’intenzione di frequentazione quotidiana, di disponibilità ordinaria, di premurosa, discreta trepidazione per il destino di tutti” – mons. Delpini ha voluto includere i fratelli e sorelle cattolici, di altre confessioni e fedi, i non credenti.
Al “popolo santo di Dio”, ha assicurato: “Esprimo il proposito di praticare uno stile di fraternità, che, prima della differenza dei ruoli, considera la comune condizione dell’esser figli dell’unico Padre”. Ai fedeli delle altre confessioni cristiane ha chiesto di cercare “più quello che unisce che quello che divide”. Rivolgendosi ai “figli di Israele”, l’arcivescovo ha detto: “Abbiamo troppo poco condiviso la vostra sofferenza nei secoli, abbiamo troppe cose comuni per precluderci un sogno di pace comune”.
“Riconosco qui convenuti uomini e donne che pregano Dio secondo la fede islamica e altre tradizioni religiose che vivono qui tra noi e lavorano e sperano il bene, per sé e per le proprie famiglie – ha aggiunto mons. Delpini -. Anche a loro mi rivolgo con una parola che è invito, è promessa, è speranza di percorsi condivisi e benedetti da una presenza amica di Dio che rende più fermi i nostri propositi di bene. Saluto anche loro chiamandoli: Fratelli, sorelle”.
Con i non credenti “uomini e donne che ignorano o escludono Dio dall’orizzonte del pensiero”, l’arcivescovo ha auspicato la possibilità “di trovarci insieme in opere di bene per costruire una città dove convivere sia sereno, il futuro sia desiderabile, il pensiero non sia pigro o spaventato”.
Infine rivolgendosi alle istituzioni civili mons. Delpini ha sottolineato: “Mi preme dichiarare un’alleanza, un sentirci dalla stessa parte nel desiderio di servire la nostra gente e di essere attenti anzitutto a coloro che per malattia, anzianità, condizioni economiche, nazionalità, errori compiuti sono più tribolati in mezzo a noi”.