Saluto

Diocesi: Ancona, congedo card. Menichelli. “Siate costruttori del bene comune”. Attenzione a “famiglia e giovani”

“Grazie a tutti voi per essere qui ad aiutarmi a pregare in questa Eucaristia di ringraziamento. Grazie ai confratelli vescovi con i quali ho condiviso un tempo di corresponsabilità per la Regione ecclesiastica delle Marche, grazie ai sacerdoti ai diaconi, e grazie a tutti voi”. Lo  ha detto ieri il card. Edoardo Menichelli, nella Messa di congedo dopo 13 anni da arcivescovo della diocesi di Ancona-Osimo. Presenti molti vescovi delle Marche: mons. Fabio Dal Cin (Loreto), mons. Piero Coccia (Pesaro), mons. Giovanni Tani (Urbino), mons. Giuseppe Orlandoni (Senigallia), mons. Stefano Russo (Fabriano). Un pensiero anche per mons. Angelo Spina che Papa Francesco ha scelto come nuovo pastore della diocesi.
“In questi 13 anni – ha affermato durante la Messa – ho imparato a conoscervi, ho cercato di accompagnarvi misurandomi con la mia povertà ma rincuorato dalle vostre preghiere e soprattutto dalla misericordia e dalla benevolenza di Dio”. Il porporato ha anche richiamato l’attenzione sulla necessità di “una Chiesa credente e missionaria”. “La storia contemporanea – afferma – anche tra noi rivela ferite e grandi miserie dell’umanità della quale la Chiesa è sempre madre, sempre amica e unguento di misericordia. Credo indispensabile dirvi per questa stagione storica che la Chiesa vive non deve avere paura di starci dentro perché è l’unico modo perché essa stessa sia speranza e risurrezione. La Chiesa non può mai snaturare o confondere la sua identità, ma non nemmeno può ripetere formule e riti che non toccano la carne crocifissa dell’umanità”. Il card. Menichelli ha poi voluto porre l’accento sul tema della famiglia: “Chiesa di Ancona-Osimo, ama, custodisci, evangelizza, cura, salva la famiglia. Cara Chiesa di Ancona Osimo, la famiglia ti fa crescere, essa è la tua presenza vicina alle case, essa è la tua speranza”. “Vi sollecito ad avere uno sguardo amorevole verso le nuove generazioni che patiscono non solo le note difficoltà sociolavorative, ma che soprattutto soffrono una solitudine che non fa amare la vita”. E ha concluso: “Auguro a tutti di essere costruttori del bene comune”.