Bene comune

Consiglio permanente Cei: card. Bassetti, cattolici in politica per “rammendare il tessuto sociale dell’Italia”

“A noi interessa che l’Italia diventi un Paese migliore. Bisogna perciò avere la forza, il coraggio e le idee per rimettere a tema l’Italia nella sua interezza: con la sua storia, il suo carattere, la sua vocazione”. Si è conclusa con questo auspicio la prima prolusione del card. Gualtiero Bassetti da presidente della Cei, in occasione dell’apertura dei lavori del Consiglio episcopale permanente, oggi pomeriggio a Roma. “L’Italia è un Paese bellissimo, straordinariamente ricco di umanità e paesaggi, ma estremamente fragile: sia nel territorio che nei rapporti socio-politici”, l’analisi. “Ai cattolici – il messaggio – dico che la politica, come scriveva La Pira, non è una cosa brutta, ma una missione: è un impegno di umanità e santità. La politica, come affermava Paolo VI, è una delle più alte forme di carità”. Quanto alle forme dell’impegno dei cattolici in politica, auspicato a più riprese anche da Papa Francesco, Bassetti ha puntualizzato: “Non spetta a me dirlo. Quello che mi preme sottolineare è che il cuore della questione non riguarda le formule organizzative. Il vero problema è come portare in politica, in modo autentico, la cultura del bene comune. Non basta fare proclami. La proclamazione di un valore non ci mette con la coscienza a posto. Bisogna promuovere processi concreti nella realtà”. “Non è auspicabile che, nonostante le diverse sensibilità, i cattolici si dividano in ‘cattolici della morale’ e in ‘cattolici del sociale’”, il monito del presidente della Cei: “Né si può prendersi cura dei migranti e dei poveri per poi dimenticarsi del valore della vita; oppure, al contrario, farsi paladini della cultura della vita e dimenticarsi dei migranti e dei poveri, sviluppando in alcuni casi addirittura un sentimento ostile verso gli stranieri. La dignità della persona umana non è mai calpestabile e deve essere il faro dell’azione sociale e politica dei cattolici”. “I cattolici hanno una responsabilità altissima verso il Paese”, ha concluso: “Dobbiamo, perciò, essere capaci di unire l’Italia e non certo di dividerla. Occorre difendere e valorizzare il sistema-Paese con carità e responsabilità. Perché il futuro del Paese significa anche rammendare il tessuto sociale dell’Italia con prudenza, pazienza e generosità”.