Santa Sede-Armenia: card. Sandri, “cammino costellato da tanti punti luminosi. Non c’è alternativa alla pace”

“Un cammino costellato di tanti punti luminosi, come stelle del cielo, ciascuno dei quali segna una tappa dei nostri incontri”: così il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha definito i 25 anni delle relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Armenia e la Santa Sede. Celebrando ieri sera a Roma una messa per l’anniversario il porporato ha rievocato, tra le altre cose i viaggi apostolici di san Giovanni Paolo II nel 2001 e di Papa Francesco nel 2016 in Armenia e le sette visite dei presidenti della Repubblica in Vaticano. “Ciascuno di questi eventi – ha detto il prefetto – dischiude in chi li ha vissuti una memoria grata: ogni passo è stato preparato da incontri e dialoghi che hanno consentito di stabilire legami profondi di stima e di amicizia che hanno reso più bello e più ricco, umanamente e spiritualmente, il rapporto diplomatico. Consideriamo queste pagine di amicizia come un vero dono di Dio, attraverso la disponibilità e l’accoglienza di noi uomini e di coloro che ci hanno preceduto: non potrebbe accadere che così, tra i discepoli dell’unico Signore e Maestro, Cristo Gesù”. Il card. Sandri ha ricordato “l’identità nuova della comunità armena” di cui parte “costitutiva e inseparabile” è la fede in Cristo. “Una eredità – ben lungi dall’essere soltanto un vanto del passato – che mette in moto il cuore e la vita degli uomini e delle donne armene anche in questo tempo, come quelle di noi tutti. Rimaniamo fedeli alla vocazione di essere uomini e donne di speranza: memori del passato, ma con le radici nel futuro di Dio: ed esso non può che esser un futuro di giustizia, di riconciliazione e di pace”. E a proposito di pace il prefetto ha ricordato che “nel suo viaggio di ritorno dall’Armenia, il Santo Padre Francesco salutava con speranza l’incontro avvenuto tramite il presidente russo tra i presidenti armeno ed azero; ci associamo al medesimo auspicio pensando all’analoga occasione, poche settimane fa, che ha visto incontrare nuovamente con Sua Santità Kyrill di Mosca il Catholicos Patriarca Karekin II e lo Sheikh dell’Islam azero: insieme diciamo con forza che non c’è alternativa alla pace, e va posto termine ad ogni dolore e sofferenza, a maggior ragione quando essa colpisce la popolazione civile inerme. Idealmente sogniamo e desideriamo che le colombe lanciate da Papa Francesco e dal Catholicos Karekin II al monastero Khor Virap – che significa letteralmente “prigione in profondità”, rievocando la prigionia patita da san Gregorio l’Illuminatore, attraversino le profondità delle divisioni, degli odi e delle guerre, si librino nel cielo alto di Dio, e tornino recando in bocca un ramoscello di pace per tutte le popolazioni del Caucaso e dell’Anatolia”.

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