Papa in Colombia: Danilo Conta (italiano sequestrato da Farc), “prime vittime del conflitto i tanti bambini soldato”

Danilo Conta, di origini trentine, è stato rapito nel 1996 dalle Farc e per sei mesi è stato loro prigioniero nel sud del dipartimento di Antioquia. All’epoca era un ristoratore affermato, con un’attività a Bogotá e una fattoria comprata da poco nel dipartimento del Caldas, nei pressi del lago di San Diego, alle pendici della cordigliera centrale. Già allora Conta aveva avviato un contenzioso con lo Stato colombiano, che gli aveva ritirato il visto per inesistenti precedenti penali. “Una vicenda che non si è ancora conclusa – dice al Sir dalla sua abitazione nella capitale colombiana, nell’ambito di un’inchiesta sulle vittime del conflitto colombiano e la riconciliazione -. A metà anni ‘90 avevo acquistato una fattoria per farci un secondo ristorante. Lì 12 persone armate, tutte giovanissime, vennero a prelevarmi. Camminammo molto, poi durante il sequestro spesso cambiavamo posto. Le Farc avevano apparecchiature, per esempio le radio, che l’esercito se le sognava”. Il sequestro si concluse con la liberazione avvenuta dopo il pagamento di un riscatto. E mentre il pensiero di Conta è legato oggi al suo mai risolto contenzioso, viene spontaneo chiedergli cosa pensi delle Farc e cosa significhi per lui perdono e riconciliazione: “Quello della pace è un cammino giusto e necessario. Certo, mi piacerebbe che, mentre alle Farc è garantito l’accesso in Parlamento alle prossime elezioni, si tenesse maggior conto delle tante vittime del conflitto. Detto questo, per me le prime vittime sono stati proprio quei tanti bambini e ragazzi costretti ad imbracciare il fucile. Quando sono stato rapito il più grande tra loro avrà avuto 16 anni…”.

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