Diocesi: mons. De Donatis (vicario Roma) ai parroci, “ascoltare il grido dei giovani” ed essere presenti “nei luoghi più a rischio dei ragazzi”

“Non parliamo dei giovani ma con i giovani. Così riconosceremo il volto bellissimo e fragile perché deturpato dalla solitudine, dalle dipendenze, dall’arroganza e dalla violenza di chi usa e abusa di loro”. Lo ha detto il vicario del Papa per la diocesi di Roma, mons. Angelo De Donatis, durante l’incontro con i sacerdoti e i diaconi permanenti, nella basilica di San Giovanni in Laterano, nella giornata conclusiva del convegno diocesano, aperto nel giugno scorso da Francesco. “C’è nel cuore dei ragazzi di questa città un desiderio di Dio che si esprime in mille maniere diverse: voglia di raccontarsi, di sperimentare, di provare ‘la vertigine’, bisogno profondo di stare con gli altri, di superare l’isolamento, di trovare accoglienza e punti di riferimento tra gli adulti, rifiuto dei formalismi, delle relazioni non autentiche, degli spazi rigidi e non vitali, perché si è alla ricerca di un nuovo modo di stare al mondo – ha aggiunto l’arcivescovo -. C’è nostalgia di Dio anche in molti di coloro che dicono di non credere in nessuna religione, quasi la metà dei nostri ragazzi”. Secondo mons. De Donatis, per aiutare i genitori, invece, sarebbe riduttivo un consiglio sulla relazione genitoriale. “Il Vangelo di Gesù sia il cuore della comunità cristiana in rapporto a ogni età”. Parlando del prossimo Sinodo dedicato ai giovani, il vicario ha chiesto ai parroci di “ascoltare il grido dei giovani” e di essere presenti “nei luoghi più a rischio dei ragazzi, in un processo permanente di incontro e ascolto. Il Signore vuole che li incontriamo. Rilanciamo una pastorale coraggiosa di dialogo nel territorio”. Importante, a suo avviso, è il contatto con gli insegnanti, e in particolare con quelli di religione per “creare un ponte tra comunità ecclesiale e istituto scolastico”. Infine, mons. De Donatis, che ha chiesto al Papa un sussidio per pregare in famiglia, ha ricordato che “non tutto è mediato da contenuti dottrinali, ma da accoglienza e senso di famiglia. Da qui può nascere il giovane cristiano che si impegna nella Chiesa e nel mondo”.

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