Sinodo giovani: Salvioli (teologo), “rilanciare pensiero critico-teologico” per discernimento “aperto alla trascendenza”

Il discernimento “è un doppio giudizio. Abbiamo bisogno di un’intensificazione di questo giudizio per pervenire a quella saggezza che permette di ordinare le azioni non solo al fine di acquisire buone professionalità ma anche al fine di inscriverle all’interno di un orizzonte aperto alla trascendenza”. Ne è convinto Marco Salvioli, docente di teologia all’Università Cattolica. Oggi si è concluso nella sede romana dell’Ateneo il seminario “In un cuore intelligente risiede la sapienza. Giovani, università e discernimento”, promosso dal Collegio dei docenti di teologia e dal Centro pastorale della Cattolica in collaborazione con l’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi superiori (11-14 settembre). Intervenendo all’incontro e premettendo che “la teologia non fa miracoli né operazioni di marketing”, Salvioli avverte: “La nostra università deve configurarsi come un’azienda ma deve anche essere ripensata cristianamente al fine ultimo”. “Benché la teologia abbia superato il problema dell’isolazionismo, della separazione degli ambiti”, il docente riscontra ancora in molti giovani “il pregiudizio di contrapporre lavoro e Vangelo”. “Dobbiamo aiutarli a superarlo” attraverso “una visione non laicista ma laica, quella di chi riporta Cristo nelle realtà terrene”. La teologia accoglie al tempo stesso “l’invito alla trascendenza come suo ambito di sviluppo e il dialogo con i saperi. In università occorre la presenza della teologia che parla di Dio nella Trinità, perché dalla Trinità nasce l’etica, necessaria per sostenere questo ‘doppio discernimento’”. Per Savioli, “nel tempo del nichilismo e del narcisismo occorre rilanciare la questione del senso e dell’allargamento della ragione”, di un “pensiero critico-teologico che ci aiuti a fornire agli studenti un discernimento intensificato che tenga presente l’orizzonte della trascendenza”.

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