Crisi umanitaria

Myanmar: Msf, “almeno 290.000 rifugiati Rohingya in Bangladesh, mai visto nulla di simile”

Sale a 290.000 il numero di rifugiati Rohingya che scappano in Bangladesh dalla violenza nello Stato di Rakhine, in Myanmar, ed hanno urgente bisogno di assistenza, mentre si aggrava la già disastrosa situazione umanitaria lungo il confine. Medici senza frontiere (Msf) sta ampliando il proprio intervento, ma serve un aumento dell’assistenza su larga scala. Questa cifra – che si somma alle 75.000 persone arrivate da quando la violenza è iniziata, a ottobre 2016 – rappresenta uno dei più grandi afflussi di Rohingya in Bangladesh. La maggior parte dei nuovi arrivati risiede in baraccopoli già esistenti, in campi delle Nazioni Unite, in tre nuove baraccopoli che sono emerse di recente o nella comunità ospitante. Molti rifugiati sono però bloccati in terre di nessuno al confine con il Myanmar. Anche prima del più recente afflusso, molti rifugiati Rohingya in Bangladesh vivevano in condizioni di insicurezza, sovraffollamento e mancanza di igiene, con poca protezione dalle intemperie. “In tanti anni, non abbiamo mai visto nulla di simile”, dichiara Pavlo Kolovos, capo missione di Msf in Bangladesh. “Le nostre équipe vedono fiumi di persone che arrivano in condizioni terribili, molto traumatizzate e senza aver avuto accesso a cure mediche. Molti dei nuovi arrivati hanno bisogni medici seri, come ferite dovute alla violenza gravemente infette e complicazioni ostetriche in stadio avanzato. Senza un aumento del supporto umanitario, i potenziali rischi per la salute sono altissimi”.  Msf ha aperto un secondo reparto di degenza in una delle due cliniche esistenti nell’area di Kutupalong per far fronte all’aumento dei pazienti, grazie anche all’arrivo di nuovi infermieri, ostetrici e medici. Sta inoltre supportando i trasferimenti in altri ospedali, fornendo ambulanze attive 24 ore su 24 e ha installato alcuni punti per l’approvvigionamento di acqua potabile nell’insediamento di Kutupalong, dove ha anche distribuito beni essenziali, materiali per la costruzione di latrine e 7.500 saponette antibatteriche. Nonostante siano in corso alcune distribuzioni di cibo, molti rifugiati hanno ricevuto solamente delle razioni di biscotti secchi e preoccupa l’accesso all’acqua pulita.