Incontro pastorale

Diocesi: mons. Pompili (Rieti), “terremoto una sciagura, ma ci ha fatto ritrovare la solidarietà di tanti. Più di 300 giovani da tutta Italia si sono alternati nell’area del cratere”

Mons. Pompili all'incontro di Contigliano (foto Massimo Renzi)

“Andare all’essenziale, rinnovarsi, coinvolgersi”: sono le tre direttrici tracciate dal vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, al termine dell’incontro pastorale diocesano, svoltosi dall’8 al 10 settembre a Contigliano (Rieti), sul tema “In cammino al passo dei giovani”. Per il vescovo “andare all’essenziale significa ascoltare i giovani” come insegna la Bibbia dove “è sempre a partire dall’interrogazione del figlio che il padre diventa tale. Un conto infatti è essere genitore e un conto è diventare padre. Il figlio è colui che interroga, che mette il padre in condizione di parlare a sua volta”. Per saper rispondere agli stimoli che l’ascolto della gioventù suscita, la strada è quella del “rinnovarsi” che implica “ringiovanirsi anche noi. Ma non con tecniche di maquillage o make-up, ma facendo con spirito nuovo le cose di sempre”. E le cose di sempre da rinnovare sono, per il vescovo, “una catechesi più personalizzata. Quello che rimane a un giovane è la figura educativa di riferimento: più che di metodo e tecnica, dunque, è questione di stile nell’educare i ragazzi”. Poi, “una liturgia più viva, coinvolgente, popolare e non clericale; un momento di bellezza, di emozione interiore, di silenzio profondo”. E poi “una carità più condivisa. Il terremoto è stata una sciagura, ma ci ha fatto ritrovare la solidarietà di tanti. Più di 300 giovani da tante parti di Italia si sono alternati nell’area del cratere. Ma noi reatini – ha sottolineato il vescovo – dobbiamo evitare di restare in finestra. Il progetto di Casa Futuro ad Amatrice deve porsi come una realizzazione da far crescere insieme come occasione per sperimentare forme di volontariato e di cooperazione”. Terzo impegno, quello di “coinvolgersi: ce ne torniamo a casa con una persuasione. Le cose non cambiano se non ci si coinvolge, sporcandosi le mani. C’è bisogno di fare proposte. Ma ci vogliono persone pronte a perdere tempo e a uscire dall’isolamento. C’è spazio per tutti. E per ogni età”. Chiaro il riferimento a clero, religiosi, insegnanti e tutte le figure educative. E occorre, ha ribadito mons. Pompili, “ mobilitare le famiglie e la Chiesa con loro. Solo insieme si riuscirà a smuovere le generazioni più giovani”. Infine l’esortazione del vescovo, modulata sulle parole di Adriano Celentano di qualche anno fa, “lento o rock”: “Il contrario di lento non è veloce, ma è rock. Non dobbiamo inseguire i giovani sulla loro frequenza iperveloce della rete. Ce lo chiedono loro stessi. Sono già abbastanza confusi di loro. Ci è chiesto di essere ‘pietre’, cioè solidi e, nello stesso tempo, affidabili. Questo è il cammino che ci attende. A figli assenti corrispondono educatori assenti. A figli presenti corrispondono educatori non lenti e neanche veloci, ma rock, cioè consapevoli che quello che abbiamo è solo quello che riusciremo a trasmettere a chi verrà dopo di noi”.