Testimonianza

11 settembre 2001: mons. Whalen (Staten Island), “proviamo a non dimenticare”

(New York) “L’11 settembre ha lasciato un marchio in ogni persona e c’è chi ha risposto con rabbia e chi invece ha trovato la fede. Noi proviamo a non dimenticare. Noi ricordiamo sempre i nomi degli ex allievi che sono morti quel giorno e li preghiamo”. È quanto racconta al Sir mons. Edmund Whalen, preside della scuola cattolica di Staten Island dove hanno studiato pompieri e poliziotti che l’11 settembre 2001 hanno prestato i soccorsi a seguito dell’attentato alle Torri Gemelle del World Trade Center di New York. Secondo mons. Whalen la lezione che dovremmo imparare da quella tragedia è “il potere dell’amore e dell’unità”. Anche per questo celebrerà l’11 settembre con “i ragazzi della Farrell, la mia scuola”. “Il rischio per loro – spiega – è che questo fatto diventi storia da manuale, senza possibilità che ne facciano esperienza, come i loro genitori o vicini”. Una messa e la lettura dei nomi delle vittime, “perché sentano – aggiunge – che è reale e non un evento estraneo”. Gli studenti, rivela, “alla fine spesso fanno domande vere e si meravigliano di quanto, in quei giorni, le persone hanno risposto e lavorato insieme per offrire solidarietà e aiuto”. Whalen nei giorni successivi alla tragedia trascorse diverso tempo e per più mesi “all’obitorio, un’enorme tenda bianca sull’East river, per pregare e benedire i brandelli di corpo che venivano portati” e per “stare vicino ai soccorritori”. “È stato un tempo lungo di perché”, ammette, ricordando che in tutti i soccorritori “c’era una fame di Dio, una sete di risposte a dubbi e domande, il desiderio di parlare da uomo a uomo e di gridare a Dio dove fosse”. “Rispondere a tutto quel male con il bene – osserva – ha cambiato il cuore di tanti ragazzi che erano lì, tanti si sono fatti domande, hanno riscoperto il valore della persona e la riverenza verso un Dio che si faceva trovare in quel presente perché non avevi altro”.