
“Il giornalismo serio, determinato e coraggioso crea necessariamente una sovraesposizione di chi scrive, soprattutto quando la denuncia è un fatto consolidato come nel caso dell’Avvenire di Calabria che non è una testata ‘timida’. Anzi, in modo diretto, sottolinea quelli che sono i mali della Calabria”. È quanto dice Nicola Gratteri, capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, dopo gli attacchi ricevuti dal settimanale della diocesi di Reggio Calabria-Bova, “L’Avvenire di Calabria”. Per il magistrato “la ‘ndrangheta si muove sulle macerie del decadimento morale della società. Quando l’informazione parla di etica e lo fa con coerenza – aggiunge – questo intimorisce chi pensa che tutto si può comprare con il denaro”. Per Gratteri, impegnato in Calabria contro la ‘ndrangheta l’avvertimento al giornale si può interpretare come il risentimento della criminalità davanti a una Chiesa indisponibile a venire a patti, una Chiesa che “registra maggiore coraggio nel contrastare tutti quei faccendieri corrotti nelle mani delle ‘ndrine”. Ieri, intanto, in prefettura a Reggio Calabria si è svolto un vertice al quale hanno partecipato gli organismi delle forze di polizia e il direttore del giornale, don Davide Imeneo, con il prefetto, Michele Di Bari, e il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Gaetano Paci. “Ho voluto fortemente trattare questo episodio con la massima urgenza – ha detto il prefetto – perché ci rendiamo conto dell’importanza del settimanale sul territorio. Alla fine del confronto è emersa la necessità di rendere la sede dell’Avvenire di Calabria come luogo sensibile che sarà monitorato con un controllo mirato da parte delle forze di polizia”. Per il prefetto è “chiaro a tutti” che la Chiesa in Calabria fa “sul serio” nel contrasto alla criminalità organizzata e per farlo “ha chiesto e ottenuto il massimo supporto delle istituzioni che si sono poste accanto alle diocesi, e il vertice in prefettura ne è testimonianza, per evitare anche il minimo equivoco agli occhi dell’opinione pubblica”.