“Il ricordo di una simile tragedia sia l’occasione di imparare dal passato”. Queste le parole del presidente provinciale delle Acli di Bologna, Filippo Diaco, in occasione del 61° anniversario della tragedia nella quale l’8 agosto 1956, a Marcinelle, persero la vita 262 minatori di dodici diverse nazionalità. Tra loro 136 italiani, molti dei quali appena maggiorenni. Quell’episodio – si legge in una nota – “rappresenta uno dei momenti più bui della storia dell’emigrazione italiana in Belgio: oggi a Marcinelle sono attive le Acli del Belgio, per mantenere fede a quella che è la vocazione storica ed ordinaria delle Acli”. “Ricordare eventi come questi – rileva Diaco – è necessario, affinché le nuove generazioni siano consapevoli dei sacrifici, oggi inimmaginabili, compiuti dai lavoratori italiani nel mondo, in un passato per nulla remoto, alla ricerca di un futuro migliore, per loro e le loro famiglie”. “Inevitabilmente – aggiunge – siamo portati a fare paragoni con la contemporaneità”. “Oggi tanti immigrati giungono in Italia lasciando gli affetti e la propria terra per cercare di migliorare le condizioni di vita, lontani da casa, dovendo integrarsi in un nuovo contesto, imparare una nuova lingua e confrontarsi con nuove realtà, così come fecero i nostri minatori in Belgio”. Secondo Diaco, “tracce di un passato così lontano, eppure così vicino, devono indurci a riflettere su tanti temi che toccano anche noi, dalla sicurezza sui luoghi di lavoro, allo sfruttamento della manodopera a basso costo, alla condizione dei migranti, a quella dei giovani italiani di oggi, costretti dalla disoccupazione e dalla precarietà del lavoro a espatriare, con la speranza di una vita migliore”.