“Non siamo d’accordo con alcun vero reato, mentre siamo d’accordo con ogni vera azione umanitaria. In questo caso, azione contro la legge e impegno per l’umanità coinciderebbero con risultato drammatico e stridente”. Così Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”, motiva la scelta di “Reato umanitario” come titolo di apertura del quotidiano cattolico ieri in edicola e contestato in una lettera di un lettore, pubblicata oggi da “Avvenire”, dopo aver visto filmati che mostrano “pure un cenno di saluto o d’intesa fra gli Ong e gli scafisti” nel Mediterraneo. “Reato umanitario”, per il direttore, “è l’esatta sintesi dell’accusa formulata dai magistrati inquirenti”. “Accusa, sostanziata anche dal video da lei ricordato, che – prosegue – è riportata compiutamente dal sommario che accompagna la riga di titolo principale: ‘Il giudice sequestra nave dell’Ong tedesca: favorita l’immigrazione, ma senza lucro e per altruismo’”. “Vedremo se l’inchiesta confermerà l’accusa alla Ong tedesca”, aggiunge Tarquinio. “Da tempo, però, scriviamo e documentiamo che sotto accusa c’è anche il sistema di ingiustizie, di oppressioni e di regole malfatte che alimenta il traffico di esseri umani. E il processo civile politico per far finire tutto questo male purtroppo non comincia mai”. “Ma non ci rassegniamo”, assicura il direttore, evidenziando come “Reato umanitario” è “un titolo che evoca anche questi misfatti”. “Quanto alla collaborazione nel Mediterraneo tra Guardia costiera, Marina militare, forze dell’ordine e Ong so che è sperimentata e funziona, ma – conclude – che la gran parte delle Ong non vuole uomini armati a bordo delle proprie navi lo trovo del tutto comprensibile e sensato”.