Papa Francesco non smette di richiamare la Chiesa alla comunione, “la stessa comunione che con tanta fatica cerchiamo tutti di perseguire. La stessa comunione che vediamo tante volte tradita. È alla comunione, che è insieme ‘dono’ e ‘compito’, che siamo chiamati”. Lo ha detto ieri mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nel suo intervento conclusivo al 75° corso di studi cristiani promosso ad Assisi dalla Pro Civitate Christiana sul tema “Diamo futuro alla svolta profetica di Francesco”. Per la Chiesa, ha sottolineato, “l’opzione fondamentale si chiama comunione missionaria”. Dal segretario generale Cei l’invito “a rinnovare la nostra fiducia nella diffusa volontà a creare comunione. Vivere nella convinzione che gli altri non la desiderino”, ha osservato, “fa di noi dei presuntosi. Ci trasforma in giudici implacabili degli altri. Unici capaci di identificare e di indicare percorsi di comunione; anche facendo ricorso a linguaggi inaccettabili, carichi di intolleranza”. Di qui la necessità di recuperare atteggiamenti di “mendicanza” sull’esempio di Giacobbe e di “consapevolezza della propria fragilità”.
“Oggi bisogna decentrarsi per vedere veramente se stessi”, il monito di Galantino, “per leggere le situazioni della Chiesa e degli uomini, per operare un attento discernimento e garantire una testimonianza profetica, oltre che operativa. Non comprendere questo significa restare prigionieri del passato o di un futuro che sta solo nella nostra testa”. Per il segretario generale della Cei occorre “avere a cuore la trasformazione missionaria della Chiesa, perché il tempo presente è un’opportunità non un problema”. Di qui il richiamo al sogno di “una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa” espresso da Papa Francesco in Evangelii Gaudium. “In questa prospettiva di Chiesa – ha concluso Galantino – l’opzione fondamentale si chiama comunione missionaria”.