Settimana teologica

Riforma della Chiesa: Meic, “processo esplicito del quale quale sono responsabili non solo il Papa ma tutti i cristiani”

“La riforma della Chiesa è una scelta precisa, un processo esplicito del quale quale sono responsabili non solo il Papa ma tutti i cristiani”. È questo il messaggio della prima giornata della Settimana teologica del Meic, in corso al monastero di Camaldoli e intitolata “Forma e riforma della Chiesa. Idee e proposte per camminare insieme a Francesco”. “Vedo il rischio di un’inflazione del termine ‘riforma’ che può portare a identificarlo con un contenuto troppo generico”, ha esordito don Riccardo Battocchio, teologo padovano e vicepreside della Facoltà teologica del Triveneto. Per Battocchio “questo tempo, i nuovi processi culturali, l’esperienza cristiana diventata una tra le tante possibili in un mondo pluralista e frammentario, ci chiedono di pensare a una riforma che richieda scelte precise da parte di tutti quelli che costituiscono la comunità ecclesiale, ciascuno con i propri ruoli, compiti e carismi”.
Serena Noceti, vicepresidente dell’Associazione teologica italiana, ha inquadrato gli elementi intorno ai quali si gioca il processo di rinnovamento ecclesiale: “La riforma deve agire contemporaneamente su tre livelli: quello dell’autocoscienza collettiva, quello delle nuove forme relazionali,comunicative e partecipative, e quello di una trasformazione delle strutture del corpo ecclesiale”. Per l’ecclesiologa, docente alla Facoltà teologica dell’Italia centrale, “la visione della Chiesa come popolo di Dio, presentata nella Lumen Gentium, ci chiede una nuova presa di coscienza. La chiamata di papa Francesco alla riforma della Chiesa, a partire dal suo intervento al Convegno ecclesiale di Firenze del 2015, è un appello alla responsabilità per tutti e per tutte noi”. Per Noceti “quello che ci chiede il Papa è di accogliere la visione ecclesiologica ed ecclesiale del Concilio Vaticano II: non si tratta quindi di una novità assoluta, ma quello che nuovo è il processo, il cammino di cambiamento che con Francesco abbiamo ripreso a sviluppare”.
“C’è stata una ricostruzione dell’immaginario simbolico del papato come primo elemento di riferimento”, ha concluso Noceti, “e ora dobbiamo vivere un percorso di approfondimento verso una Chiesa inclusiva, della misericordia, nella quale l’evangelizzazione ritorni al centro della nostra vita ecclesiale. La sfida è alta, la responsabilità di tutte e tutti è altrettanto rilevante, sta a noi riflettere sul come servire il processo di riforma e allo stesso tempo sta a noi entrare in una dinamica di conversione strutturale oggi più che mai necessaria”.