
No alla parola tolleranza, intesa come accettazione mal sopportata dell’altro, sì alla parola diritto di professare la propria fede nella libertà. Anche le parole sono importanti quando si pensa a come costruire la pace. Ieri sera il card. Ferdinando Filoni, nunzio apostolico in Iraq dal 2001 al 2006 e attuale prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, lo ha ribadito a Taranto nel corso dell’incontro promosso dal santuario della Madonna di Fatima e dall’associazione Città del Santissimo Crocifisso per la presentazione del suo libro “La Chiesa in Iraq”, un volume di ricerca e ricostruzione storiografica sulla Chiesa d’Oriente. “L’Iraq – racconta il card. Filoni – è stato un Paese umiliato da una guerra ingiusta (riferimento alla seconda guerra del golfo, ndr) in cui le forze in campo hanno agito negli interessi dell’economia e non in quello dei popoli. La grande sofferenza dei cristiani d’Oriente è iniziata nel 1915, con il genocidio di 1 milione e 200mila armeni ad opera dei turchi ma gestito dai militari tedeschi. Poi i curdi contro Baghdad, le guerre del golfo, nel 2014 lo sterminio di Mosul. Oggi i cristiani, il cui insediamento in queste zone risale ai tempi degli apostoli, sono poco più di 200mila e testimoniano con il martirio la loro fede. Noi come Chiesa li sproniamo a restare nelle loro terre perché il cristianesimo non scompaia ma loro per i figli vogliono una vita migliore, come è giusto che sia. E quando pensiamo ai tanti rifugiati che arrivano da noi, ricordiamoci sempre che se avessero potuto avere tempi di pace, non sarebbero mai voluti andar via”.