(dall’inviato a Rimini) – “È dimostrato scientificamente che una dieta equilibrata e mediterranea, quella tipica dei nostri Paesi ha un’azione di prevenzione per le malattie neurodegenerative”. Lo ha affermato oggi pomeriggio Michela Barichella, docente alla Scuola di specializzazione in Scienza dell’alimentazione dell’Università di Milano e presidente di Brain and malnutrition association onlus, intervenendo all’incontro “L’epidemia silenziosa. Una vita piena di senso per invecchiare bene” svoltosi al Meeting di Rimini. “Il ruolo dell’alimentazione può avere un ruolo determinante nella prevenzione, più che nella cura delle malattie”, ha spiegato, osservando come “gli studi ci danno indicazioni precise: mangiare in un certo modo migliora lo stato di salute”. Barichella ha ricordato “la piramide alimentare” e l’importanza di alimentarsi con le giuste quantità di “frutta, verdura, olio d’oliva, carne e pesce”. “Purtroppo – ha osservato – anche in Italia quelle abitudini alimentari che tutti dovremmo conoscere non sono così facili da rispettare”. “Dovremmo mangiare 5 porzioni al giorno tra frutta e verdura ma – ha proseguito – non più del 20% ci riesce e solo il 50% riesce ad andare alle 3 porzioni”. Per Barichella è importante “cercare di combattere la malnutrizione di persone che non hanno un adeguato stato nutrizionale. Si può fare”. Per malnutrizione, ha spiegato, si intende “uno stato di salute non adeguato e soprattutto un non adeguato apporto sia calorico sia di macronutrienti”. Combattere la malnutrizione significa, per esempio, fare fronte a “depressione, demenza, disfagia”. La nutrizionista ha ricordato poi l’importanza di assumere “1,5-2 litri di acqua al giorno” e, soprattutto negli anziani, di “soddisfare i macronutrienti, in particolare le proteine (circa 70 grammi per una persona che pesa 70 chilogrammi)”. Secondo Barichella per gli anziani va combattuto il “mangiare in modo monotono”, facendo attenzione a “soddisfare i fabbisogni di vitamine e sali minerali”. “Bisogna seguire l’alimentazione in ogni momento, avvicinarsi il più possibile alla dieta mediterranea, fare gli esami del sangue”.