Violenza

Filippine: lettera del card. Tagle (Manila) contro la “guerra della droga” di Duterte. “Apriamo un dialogo”

Il card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, ha lanciato un appello al governo di Rodrigo Duterte per porre fine alla “guerra della droga” che in un anno ha causato 12.000 omicidi, tra cui quelli di 40 minori. La sua diocesi si propone come mediatrice per aprire un dialogo nazionale sulla questione, coinvolgendo “famiglie, agenzie governative, organizzazioni popolari, scuole, comunità religiose, medici, polizia e militari… per ascoltarci gli uni con gli altri e intraprendere un cammino comune”. Lo ha fatto in un messaggio letto ieri in tutte le chiese delle Filippine, come risposta all’ennesimo omicidio – il 16 agosto – che ha fortemente scosso la comunità cattolica, uno studente diciassettenne di una scuola cattolica di Caloocan city-Manila. Secondo la polizia il ragazzo era armato ed è stato ucciso in uno scontro a fuoco. Secondo testimoni lo studente era vicino a un negozio quando i poliziotti lo hanno trascinato nei vicoli e poi gli hanno ordinato di correre prima di sparargli.  “Bussiamo alle coscienze di coloro che uccidono anche gli indifesi”, scrive il card. Tagle, chiedendo di porre fine “alla perdita di vite umane”. “Per comprendere meglio la situazione – dice – non abbiamo bisogno solo di statistiche ma dobbiamo conoscere le storie. Le famiglie distrutte dalle droghe illegali devono raccontare le loro storie. Alle famiglie con familiari uccisi durante la guerra alla droga, specialmente gli innocenti, deve essere consentito di raccontare la loro storia”. Il card. Tagle riconosce che la minaccia della droga è reale, ma non deve diventare una istanza politica o criminale.
Giorni fa anche mons. Pablo Virgilio David, vescovo di Caloocan, ha annunciato la creazione di una missione popolare in una zona povera dove sono state uccise in una sola settimana 50 persone: la diocesi, insieme alle congregazioni religiose, metterà a disposizione case e personale (avvocati, operatori, volontari) per aiutare le famiglie delle vittime. Mons. Socrates Villegas, arcivescovo di Lingayen, nel nord del Paese, ha disposto che in tutte le chiese della sua diocesi ogni sera, per tre mesi, vengano suonate le campane per 15 minuti, in segno di protesta contro il crescente numero di omicidi da parte della polizia nella lotta ai narcotrafficanti, “per svegliare una popolazione codarda”.