Ecumenismo

Cattolici e ortodossi: card. Parolin, “viaggio in Russia segno di un cammino rinnovato”

L’incontro con la “Gerarchia ortodossa testimonia l’apertura che si è instaurata negli ultimi anni, fino all’incontro dell’Avana dell’anno scorso” tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill. Incontro che è servito “a ridare occhi nuovi per vedersi non prevalentemente sullo sfondo del passato” ma su quello della “comunione desiderata e perseguita”, “affinché si possano dare nuovi e, aggiungerei, inediti passi per lo sviluppo del dialogo ecumenico” tra cattolici e ortodossi. Un cammino che richiede “amore, pazienza, tenacia e impegno”. Lo afferma il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in occasione della sua visita in Russia, in un’intervista all’agenzia russa Tass.
Rispondendo ad una domanda sulla crisi di valori che vive il mondo di oggi, il segretario di Stato vaticano evidenzia che è urgente “una più efficace cooperazione tra le varie confessioni”. “Una sempre maggiore intesa tra le Chiese – rileva – potrà dare il proprio contributo anche attraverso la condivisione delle esperienze vissute in regioni diverse”. Rispondendo a una domanda sul terrorismo, il porporato sottolinea che è un pericolo che “va affrontato”, ponderando però “con molta attenzione le eventuali modalità di intervento, al fine di evitare che azioni di forza inneschino a loro volta nuove spirali di violenza”. Quello della Chiesa, precisa poi il cardinale, “è sempre un lavoro a lungo termine, fatto di educazione e formazione delle coscienze” e rammenta che, negli ultimi decenni, la Santa Sede non ha risparmiato sforzi per “avviare, consolidare e talora riannodare rapporti di dialogo a livello culturale e religioso, ma soprattutto a livello sociale-umanitario”.
L’agenzia Tass chiede dunque al cardinale Parolin di soffermarsi sulla presidenza Trump. Il segretario di Stato auspica che il presidente americano, “al pari di tutti gli attori della Comunità internazionale, non desista dalla sfida” di “perseguire una riduzione del surriscaldamento globale del pianeta”. E allargando l’orizzonte, avverte che nelle relazioni internazionali “matura sempre di più la consapevolezza che le politiche o strategie basate sul confronto aperto e acceso”, quasi “un dialogo tra sordi”, o peggio “alimentate dalla paura e dal terrore delle armi atomiche o chimiche non aprano la porta verso soluzioni giuste e durevoli ai problemi tra le nazioni”. Bisogna ascoltare Papa Francesco, è l’esortazione del porporato, quando chiede ai leader mondiali di “costruire la pace” e “non chiudersi in interessi nazionali o parziali”.