Salute
(da New York) – Il Congresso statunitense ha votato no all’abolizione della riforma sanitaria nota come Obamacare poiché non è stato presentato un valido piano di sostituzione e si rischia di generare incertezza e caos soprattutto nelle fasce di popolazione più fragili. Anche la Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha continuato a dichiarare “inaccettabili le attuali proposte di cambiamento, come inaccettabili restano i tentativi di abrogare l’Affordable Care Act senza un adeguato sistema sostitutivo”. I vescovi hanno affidato il loro messaggio a mons. Frank J. Dewane presidente della Commissione Giustizia e Sviluppo che in una nota ai senatori, proprio ieri, ha ribadoto che “l’assistenza sanitaria dovrebbe essere veramente universale e conveniente. Tutte le persone che hanno bisogno dovrebbero avere accesso a un’assistenza sanitaria completa e qualificata, secondo quanto possono permettersi. E il riceverla non deve dipendere dal loro stadio di vita, dal lavoro dei genitori, dal loro guadagno, da dove le persone vivono o sono nate”. Pur apprezzando gli sforzi fatti per la protezione per i non nati, i vescovi sono consapevoli che la cosiddetta Obamacare necessita riforme soprattutto per eliminare le barriere di accesso alle cure, tuttora presenti e per tutelare maggiormente l’obiezione di coscienza e la libertà religiosa soprattutto nella difesa della vita. Per questo mons. Dewane ha chiesto ai senatori repubblicani e democratici di lavorare insieme nel promuovere quei cambiamenti attenti al bene comune, senza per questo pregiudicare l’accesso alle cure per milioni di cittadini già in difficoltà, inclusi gli immigrati.