Immigrazione

Ius soli: Ambrosini (sociologo), “insensato considerare i figli di immigrati cittadini di serie di B”

“Che senso ha tenerli fuori dal sistema della cittadinanza, dando loro l’impressione di essere cittadini di serie B, di una società che non li vuole o li mantiene in una condizione di limbo permanente?”. Così Maurizio Ambrosini, docente di sociologia dei processi migratori all’Università degli Studi di Milano, commenta in una intervista al Sir la resistenza dell’opinione pubblica e della classe politica nei confronti della legge sullo ius soli, per dare la cittadinanza a chi vive e studia in Italia. “Si fa una confusione, forse voluta, tra questioni diverse: una cosa sono gli sbarchi, un’altra è l’immigrazione, un’altra è il tema della cittadinanza – precisa -. La confusione porta opposizione, paura, ansia. Se si mettono insieme tutti questi temi si forma un fantasma di assedio, di invasione, che nuoce alla serietà del dibattito”. Ambrosini ricorda che gli sbarchi sono 180.000, a fronte di 5 milioni e mezzo di immigrati residenti: “L’immigrazione nel complesso è stazionaria in Italia, non c’è alcuna invasione in corso. Oggi abbiamo l’esigenza di stabilizzare, favorire l’integrazione e dare un futuro alle famiglie immigrate e ai loro figli, 1 milione e 100mila bambini e ragazzi”. “Se vogliamo affrontare il tema razionalmente – sottolinea – occorre preparare un futuro più armonico e pacifico per tutti. Certo è un passo importante. Significa prendere atto che avremo sempre più italiani con la pelle scura, con gli occhi a mandorla, con il velo, di varie religioni. Questo esiste già nei fatti, si tratta di dargli compiutezza e capire che la nostra società sarà sempre più diversificata”. A suo avviso le resistenze a prendere atto di questa situazione riflettono “le ansie di un Paese in difficoltà di fronte alla globalizzazione” e un “tipico calcolo politico-elettorale”: “È diventato un modo, per i partiti, di ridefinirsi. Un tema abbastanza marginale diventa decisivo per quanto riguarda il posizionamento delle forze politiche e le strategie elettorali”.