"Acting EurHope"

Europa: Monni (economista), di fronte a crisi “dobbiamo iniziare a ridimensionare i bisogni. Classe politica dia l’esempio”

Il problema della povertà in Europa non è legato solo ad una distribuzione non equa della ricchezza ma anche al fatto che “abbiamo creato dei bisogni che non riusciamo a soddisfare. Siamo poveri perché non abbiamo reddito ma anche perché il nostro reddito non è sufficiente a soddisfare l’aumento dei bisogni”. Non ha dubbi l’economista Salvatore Monni. Intervenuto alla terza giornata della Summer School “Acting EurHope”, in corso a Roma fino a sabato, avverte: “Dobbiamo essere consapevoli che molti bisogni creati negli ultimi 30 anni non sono bisogni reali e che dobbiamo iniziare a ridimensionarli. Le cose davvero importanti sono poche. La classe politica ha su questo la grande responsabilità di dare l’esempio”. Rispondendo alle domande sollevate durante il dibattito, Monni spiega che le migrazioni “non sono un problema di oggi, e sono conseguenza di guerre e situazioni di instabilità, di gravi condizioni economiche e climatiche, di scarsità di risorse rispetto al boom demografico dei Paesi da cui fuggono i migranti che comunque sono una piccolissima parte di quelle popolazioni ma costituiscono, per chi fa retorica populista, una manna dal cielo”. Per l’economista “ci sarebbe bisogno di una riflessione che non si limiti all’emergenza dell’accoglienza ma che studi le conseguenze sociali, politiche ed economiche del fenomeno”. Con riferimento alla disoccupazione italiana, in particolare giovanile e femminile, specialmente al Sud, l’economista suggerisce di “trovare forme di impresa alternativa all’impresa pubblica o privata, con modalità e finalità diverse” e indica “il mondo dell’impresa cooperativa per rivitalizzare centri, paesi, contrastare la disoccupazione e l’esodo”. “Si potrebbe pensare – dice – ad incentivi per sostenere le cooperative, che però devono essere tali nel vero senso della parola. Penso anche a cooperative di produzione di energia sull’esempio degli Usa, Paese liberista per eccellenza, nelle cui aree interne l’energia è fornita per la maggior parte da imprese cooperative”. Del resto “il maggior Paese ‘cooperativo’ del mondo è il Canada”.