
“Secondo me ai ragazzi non bisognerebbe parlare di don Milani. Renderlo una materia scolastica sarebbe come prendere un animale, imbalsamarlo e far conoscere ai ragazzi quell’animale imbalsamato”. A lanciare la provocazione, durante la giornata dedicata dal Miur al prete di Barbiana, è stata Adele Corradi, la professoressa che arrivò lì nel 1962 ed è stata l’unica insegnante ammessa ad aiutare don Lorenzo. “Don Milani deve essere una scoperta”, la proposta di Corradi, che ha applaudito l’arrivo, “finalmente”, dell’Opera omnia e ha auspicato “che dal Miur parta un messaggio fondato sull’importanza degli scritti di don Milani: spesso si parla di lui a orecchio, non so quanti siano quelli che hanno studiato seriamente don Milani avendo consultato, digerito e assimilato i suoi scritti”. “Prima di conoscere la scuola di Barbiana – ha raccontato Adele – ero identica alla professoressa contro la quale si è scagliato: un’insegnante vecchio stampo. Nel ’63 è uscito ‘Esperienze pastorali’, subito ritirato, e poi gli altri scritti. Ho scoperto che Barbiana era la scuola di cui avevo bisogno, la scuola come avrebbe dovuto essere, la scuola del futuro”. “Quando si parla di Milani se ne parla spesso in modo molto superficiale, poi sentirne parlare a scuola spesso è inutile”, la tesi di Corradi: “Se non si ha approccio diretto, si può fare danno, i ragazzi lo archiviano immediatamente”. “Il metodo non serve, se non si è assimilato Milani”, ha detto Adele: “Studiare e nutrirsi di Milani: forse così la scuola cambierebbe!”. Oltre all’Opera omnia, ha annunciato Renata Colorni, direttrice dei “Meridiani”, tra un paio di settimane verrà anche pubblicata l’edizione economica della “Lettera a una professoressa”, per gli Oscar Mondadori. Adele Corradi, invece, ha firmato un libro su don Milani che si intitola: “Non so se don Lorenzo”.