Progetto

Rifugiati: Pontificia Università lateranense, grazie a protocollo d’intesa con Viminale 20 ragzzi di zone a rischio potranno studiare

L’Università del Papa apre le porte ai rifugiati, riconoscendoli come “segno dei tempi”, attraverso il quale Dio chiama la Sua Chiesa a vivere più pienamente la dimensione cattolica e la sua vocazione di pellegrina. Si rinnova per il secondo anno il protocollo d’intesa della Pontificia Università Lateranense con il Viminale, Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, che consentirà a 20 ragazzi, provenienti dalle aree più critiche del pianeta, di studiare e frequentare corsi di alto livello. L’obiettivo della Pul, si legge in un comunicato, è “quello di rispondere alle varie richieste di aiuto attraverso una sempre più attiva e benvenuta presenza di migranti e rifugiati al suo interno, riconoscendo il loro ricco patrimonio culturale e spirituale come ‘risorsa’ per la Chiesa locale”.
“Il progetto – chiarisce la nota – prende piede da quell’etica dell’accoglienza, tanto evocata da Papa Francesco, e intende promuovere e sostenere quelle iniziative volte al rispetto della dignità e dei diritti delle persone che provengono dai paesi poveri e giungono in occidente in cerca di pace e sicurezza. La migrazione può essere vista come un invito a vivere ‘la fraternità nella diversità’. In questo modo la Pul intende fare la sua parte riconoscendo l’importanza del dialogo tra culture e tra religioni”. Negli anni, infatti, “la grande diversità di origine, nei flussi migratori, ha posto il dialogo ecumenico e interreligioso al centro della pastorale dei migranti e rifugiati, facendo di esso non un’opzione, ma un obbligo inerente alla missione della Chiesa nel mondo della migrazione. Per questo il dialogo multiculturale, interreligioso ed ecumenico deve essere portato avanti in un contesto di ‘nuova evangelizzazione’ e di ‘nuovo approccio formativo’”. Troppo spesso su questi argomenti “si eludono le domande etiche appiattendo la discussione sugli elementi superficiali del fenomeno. Anche perché un aspetto del fenomeno delle migrazioni, che spesso assume caratteri drammatici e determina nel lungo periodo le condizioni di vita di intere popolazioni è costituito dall’esodo forzato provocato da carestie, catastrofi naturali, guerre e conflitti etnici”. L’Università del Papa risponde così a “questa nuova sfida pastorale in linea con le azioni concrete, nel campo dell’accoglienza, la protezione e la promozione dei migranti, dei richiedenti asilo e delle vittime di tratta che la Santa Sede presenterà al Global Compact sui rifugiati del 2018”.