Sanità

Disabili in ospedale: Pessina (bioeticista), “barriere mentali” prima causa di quelle “ambientali”

“La disabilità appartiene alla condizione umana e può riguardare in ogni momento ognuno di noi, eppure noi costruiamo la nostra società, i nostri sistemi sanitari, le nostre pratiche politiche e culturali sulla base di quel modello individualista che abbiamo assimilato e succhiato dalla potenza ideologica del liberalismo radicale”. Ad affermarlo in un’intervista al Sir è Adriano Pessina, docente di filosofia morale all’Università cattolica del Sacro cuore e direttore del Centro di Ateneo bioetica. In Italia quasi due strutture sanitarie su tre non hanno un percorso prioritario per i pazienti con disabilità che devono fruire di prestazioni ospedaliere. Oltre il 78% degli ospedali non prevede spazi adatti di assistenza per le persone con disabilità intellettiva, motoria e sensoriale. Per loro, l’attesa al pronto soccorso, un esame invasivo, la degenza in reparto, si trasformano in un vero e proprio ostacolo se non addirittura in un incubo. Non usa mezzi termini Pessina: in base al pregiudizio legato al modello individualista, “le persone che non godono di autonomia, le cui capacità mentali possono essere più o meno adeguate rispetto agli standard della ‘società della prestazione'”, di fatto “non esistono”: i loro diritti “possono essere riconosciuti solo quando i diritti dell’ipotetico cittadino ‘fantasma’ sono stati pienamente realizzati”. Persone di “serie B”, considerate un costo e un peso “mentre per fare operazioni intelligenti basterebbero poche risorse”. A condizione che cadano “le nostre barriere mentali” prima causa delle “barriere ambientali”.