
Sebbene “ogni vescovo potrà offrire alla propria Chiesa locale le indicazioni più opportune”, i pastori delle Chiese di Sicilia hanno voluto dare “alcuni orientamenti comuni che aiutino la riscoperta della gioia dell’amore nelle famiglie” e ne sottolineano lo spirito di “fraterna comunione” che ha portato al documento. Se da un lato i presuli evidenziano che “non si può agire con giudizio immediato”, dall’altro pongono l’accento sulla necessità del prendersi cura, che è compito principalmente dei presbiteri. La parte centrale del documento è dedicata agli orientamenti per un cammino umano, spirituale e pastorale necessario ad ogni di discernimento per quelle situazioni che non corrispondono all’insegnamento della Chiesa sul matrimonio (conviventi, sposati civilmente, separati e divorziati, divorziati risposati, separati ma fedeli al vincolo). Due le parole che scandiscono questo cammino: “gradualità e integrazione”. I vescovi sottolineano che il discernimento non è un atto istantaneo e dunque non può risolversi nella domanda di accesso ai sacramenti, magari in occasioni particolari. Discernimento e accompagnamento dovranno essere condotti per la strada della misericordia, verificando anche la validità del vincolo, per una eventuale dichiarazione di nullità.
A pagina 12, si affronta la questione dell’“aiuto sacramentale”: “In alcune circostanze riguardanti i divorziati risposati – si legge negli Orientamenti pastorali – secondo la valutazione del confessore e tenendo conto del bene del penitente, è possibile assolvere e ammettere all’Eucaristia, anche se il confessore sa che si tratta per la Chiesa di un disordine oggettivo”, ma in un invito costante alla conversione. Requisito per accedere ai sacramenti resta comunque “il pentimento e l’impegno a percorrere un nuovo cammino, umano e spirituale, nell’attuale situazione oggettiva in cui si trova la persona, e non l’astratta perfezione”.