“Noi non credenti abbiamo bisogno del ruolo dei credenti. Abbiamo bisogno di una tensione etica alla fraternità che è forte in chi crede”. Così il ministro della Coesione territoriale per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, in occasione della presentazione del libro di Massimo Milone “Dal Sud per l’Italia. La Chiesa di Papa Francesco, i cattolici, la società”. “Da non credente – ha spiegato il ministro – ho una mia etica umana ma riconosco che la Chiesa cattolica ci aiuta molto. Mi permetto di fare l’egoista e dico che mi aspetto un aiuto dai cattolici che rompa il corporativismo e l’individualismo. Abbiamo bisogno di questa spinta a un umanesimo integrale di cui parla l’autore”. “Il tema di fondo dei contributi nel saggio – ha aggiunto – è la responsabilità del ruolo dei cattolici nella ricostruzione della coesione sociale. È un tema importante che mi ha colpito da non credente perché per questo passa lo sviluppo della democrazia italiana. Nel riconoscere una etica che ha espressioni diverse ma che ci tiene insieme come cittadini”. “La questione meridionale è antica ma ha cambiato forma varie volte. Le sofferenze di oggi del Mezzogiorno sono varie: innanzitutto i tassi di giovani disoccupati o che non studiano o non lavorano sono particolarmente alti, poi il degrado urbano e lo spopolamento impressionante delle zone interne”.
“Ci sono però – ha aggiunto il ministro – anche le potenzialità: il tasso di crescita delle esportazioni è più alto rispetto a quello del resto d’Italia, la cultura industriale creata grazie agli interventi straordinari, la formazione dei giovani insieme ad altre espressioni di risveglio della società civile. Negli ultimi tre anni abbiamo assistito a un risveglio delle istituzioni. Ho notato una voglia di fare insieme, di usare bene le risorse”. “Come fare il Sud protagonista della rinascita?”, si è infine chiesto il ministro. “I contributi nel libro ci danno indicazioni utili – ha osservato -. Per esempio dando risalto ai corpi intermedi che rappresentano un mondo ampio e articolatissimo. La perdita di coesione sociale, caratteristica della crisi, non è recente ma risale agli anni ’80”. “Permettetemi – ha concluso – di rivendicare che l’ispirazione del governo e di quello che stiamo cercando di fare è aprire percorsi e non occupare spazi così come afferma Papa Francesco”.