
“Noi, vescovi del Camerun, affermiamo che monsignor Jean Marie Benoît Bala non si è suicidato. E’ stato brutalmente assassinato”: lo hanno dichiarato ieri al termine di un incontro straordinario che si è svolto a Yaoundé i vescovi camerunesi, denunciando come “crimine odioso e insopportabile” la morte dell’arcivescovo di Bafia, 58 anni, il cui corpo è stato ritrovato nel fiume Sanaga il 2 giugno scorso, 48 ore dopo la sua scomparsa. I vescovi camerunesi affermano che le loro conclusioni si basano “sulle prime constatazioni”, riferisce la testata “Jeune Afrique”, ma senza ulteriori precisazioni. Auspicano che “i colpevoli” siano “identificati e consegnati alla polizia”. Nell’automobile dell’arcivescovo di Bafia è stato ritrovato un messaggio con la scritta: “Sono nell’acqua”. “E’ un morto in più, e uno di troppo”, hanno detto i vescovi, chiedendo “che sia fatta luce sulle circostanze dell’assassinio”. “Abbiamo il triste ricordo di molti altri sacerdoti e consacrati che sono state assassinati in condizioni non chiarite fino ad oggi”, hanno sottolineato, citando i nomi: monsignor Yves Plumey, assassinato a Ngaoundéré nel 1991; l’abate Joseph Mbassi, ritrovato morto a Yaoundé nel 1988; padre Antony Fontegh, ucciso a Kumbo nel 1990; le religiose Marie Germaine e Marie Léone, violentate e uccise a Djoum nel 1992; padre Engelbert Mveng, ucciso a Yaoundé nel 1995.