Papa Francesco: agli studenti, no al “terrorismo delle chiacchiere”, “reimparare la virtù della mitezza”

“La violenza è dappertutto”, soprattutto “la violenza della lingua”. Lo ha ricordato il Papa, rispondendo a braccio alle domande degli studenti in Aula Paolo VI, mettendo ancora una volta in guardia dal “terrorismo delle chiacchiere, perché quello che è abituato a fare delle chiacchiere è un terrorista. Perché una chiacchiera è come una bomba, distrugge la persone”. “Se hai voglia di dire una chiacchiera, morditi la lingua!”, il consiglio: “Soffrirai un po’, si gonfierà la lingua, ma guadagnerai di non essere un terrorista”. C’è poi “la violenza degli insulti”: “E’ sufficiente andare per strada in ora di punta – l’esempio scelto da Francesco – quando il traffico è così e forse un motorino si mette di là o una macchina dall’altra parte e subito, invece di dire scusami, incomincia la litania di parolacce una dietro l’altra”. “Siamo abituati a insultarci”, il monito del Papa, che ha esortato a “dirci buongiorno, buonasera, ma non l’insulto subito”. “E poi l’aggettivazione”, ha proseguito: “Non diciamo quel ragazzo, quella ragazza, quel tizio, quell’aggettivo che io non posso dire ma anche tutti voi conoscete bene. Insultare è ferire, fare una ferita al cuore dell’altro. Non uccidere è anche non insultare”. Ai giovani, il suggerimento di leggere la lettera dell’apostolo Giacomo: “È piccolina, cinque pagine non di più”, e dice che “l’uomo e la donna che dominano la lingua sono perfetti. Ma è tanto difficile dominare la lingua, perché sempre ci viene questa tentazione di distruggere, insultare, chiacchierare, fare dei terroristi”. “L’atteggiamento contrario alla violenza è la mitezza, è essere miti, è una delle beatitudini”, ha detto Francesco, sottolineando che “avere un atteggiamento di mitezza non significa essere stupidi: significa dire le cose in pace, con tranquillità, senza ferire, cercare un modo di dire che non ferisca. La mitezza è una delle virtù che dobbiamo reimparare, ritrovare nella nostra vita. Per questo aiuta tanto nelle nostre conversazioni non aggettivare la gente, con quell’atteggiamento mite che è contro la violenza”.

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