Biotestamento: p. Bebber (Aris), “tutelare la nostra mission di servizio e cura della vita”

“Le nostre strutture sono portatrici di carismi legati ai loro fondatori. Abbiamo una storia di rispetto, servizio e cura della vita, in alcuni casi lunga 400 anni, che non possiamo buttare”. A rivendicare lo spirito e la mission degli ospedali cattolici è padre Virginio Bebber, presidente dell’ Aris (Associazione religiosa istituti socio-sanitari), che lo scorso 26 aprile  insieme a una delegazione dell’associazione ha incontrato a Montecitorio Donata Lenzi, relatrice della proposta di legge sul biotestamento. In un’intervista al Sir e alla vigilia del Consiglio nazionale, domani 4 maggio a Roma, p. Bebber ricorda che l’obiettivo dell’incontro è stato ribadire le criticità del testo a partire dall’equiparazione “a pieno titolo” di idratazione e nutrizione a trattamenti sanitari. Problematici inoltre il mancato rispetto di “spazi di autonomia da riconoscere alla professionalità del medico che non può essere considerato mero esecutore tecnico della volontà del paziente”, e la vincolatività del testo anche per le istituzioni sanitarie di ispirazione religiosa. Di qui l’intenzione di proseguire il dialogo con la politica: “Abbiamo chiesto all’on. Lenzi di venire a vedere che cosa facciamo nei nostri hospice”, e l’impegno a “rivendicare ogni utile spazio di attestazione della nostra specificità” nel quadro complessivo del sistema sanitario nazionale e “nei successivi provvedimenti attuativi che verranno sviluppati a livello regionale”.  Quanto alla richiesta di archiviazione per Cappato, p. Bebber la definisce inaccettabile e parla di una “forzatura”. “Come è possibile – chiede – che organizziamo fiaccolate contro la pena di morte e poi consegniamo nelle mani di un giudice la vita delle persone?”.

 

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