“Una risorsa, un presidio culturale sul territorio, un istituto dinamico di valorizzazione, oltre che uno strumento di narrazione delle persone e delle comunità”. Don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, definisce così gli oltre 800 musei ecclesiastici sparsi da Nord a Sud, dei quali 273 sono quelli diocesani censiti nell’Anagrafe della Cei. “Un museo nasce perché esiste un patrimonio, una volontà, o perché esiste la volontà di raccontare la storia”, ha sottolineato don Pennasso che nel suo intervento al convegno, organizzato dall’Associazione Musei ecclesiastici italiani in collaborazione con la Pontificia Università Gregoriana, ha presentato i dati emersi dal questionario inviato ai 169 musei che hanno richiesto il contributo della Cei e che nel 2016 hanno avuto più di un milione e 100mila accessi. Si tratta, ha osservato, “di una cifra interessante, anche se al ribasso, perché una quarantina di musei non dispongono di un sistema di conteggio di visitatori”. “89 chiedono il pagamento di un biglietto, 30 un’offerta libera e 48 sono gratuiti. Ce ne sono poi 44 che hanno un biglietto di ingresso convenzionato con abbonamenti e reti territoriali”, ha elencato don Pennasso ricordando che di questi musei diocesani “108 sono di arte sacra, 54 di arte sacro-profana, 73 di arte contemporanea”. Nell’ottica di un lavoro in rete e di servizio, “106 sono i musei che danno spazio anche al patrimonio culturale visitabile nel territorio della diocesi e 105 quelli che offrono uno spazio di incontro per la comunità laica”.