
“I percorsi educativi o sono percorsi che possono vantare una relazione personale o non si danno. Questa è la sfida educativa e di educazione alla fede per questo tempo”. Lo ha affermato oggi pomeriggio Paola Bignardi, pedagogista già presidente dell’Azione Cattolica italiana, nel corso del seminario sulla direzione spirituale in corso a Gallipoli. “Nel grande supermercato di idee, opportunità, possibilità offerte oggi ai giovani, paradossalmente, è più difficile scegliere” perché, ha rilevato la pedagogista, “più opportunità non significa automaticamente più libertà e richiede più maturità”. “Il mondo giovanile di oggi è un’umanità nuova, che sta vivendo un cambio antropologico che è la spia della società che verrà”, ha osservato, affermando che “meno ci prepariamo a questa situazione e più saremo all’inseguimento dei fenomeni, anche nella realtà ecclesiale”. Facendo ricorso ad alcune autodescrizioni di giovani, Bignardi ha evidenziato che “oggi si sentono confusi, disorientati e destabilizzati, disillusi e tristi, terribilmente soli e sentono la mancanza di modelli con cui confrontarsi”. “C’è una faticosa ricerca di senso”, ha proseguito, rilevando che in questo contesto “si affaccia l’ipotesi di Dio ma ‘credere in Dio, che non si vede e non si compra, oggi è difficilissimo’”. “Negli ultimi 4 anni i giovani che si dichiarano cattolici sono scesi dal 56% al 51% mentre quelli che si dichiarano atei sono saliti dal 15% al 24%”, ha aggiunto riportando i dati del Rapporto Giovani 2016, osservando che “però i giovani hanno una sensibilità che non è così estranea a Dio”. Infatti, per la quasi totalità degli intervistati, “è bello credere, perché credere dà senso alla vita, dà speranza e, soprattutto, fa sentire che non si è mai soli”.
Nel chiedere “chi intercetta adolescenti e giovani ai margini delle nostre comunità?”, Bignardi ha indicato gli “elementi problematici per i giovani”. “Sono – ha spiegato – la crisi di maestri che sappiano ordinare il loro interrogarsi e farsi delle domande, la crisi di compagni di viaggio adulti che abbiano la capacità di condividere una ricerca, la crisi di testimoni che possano essere punto di riferimento per mostrare che vivere secondo una prospettiva alta è possibile, la crisi di educatori che siano capaci di accendere la vita dei giovani, capaci di proporre e di attendere, di suscitare e di incoraggiare, di aprire prospettive e di fare silenzio”.