Seminario
“Il compito dell’accompagnatore vocazionale, secondo don Tonino Bello, non è facile, ma addirittura è imbarazzante, perché ti devi mettere accanto all’opera creativa di Dio. Per questo bisogna seguire la ‘pedagogia della soglia’, senza invadere, senza prevaricare”. Lo ha affermato oggi pomeriggio mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, intervenendo al seminario sulla direzione spirituale in corso a Gallipoli. Parlando di “Don Tonino Bello accompagnatore vocazionale”, mons. Angiuli ha sottolineato che lo è, “secondo il Concilio, non in senso quantitativo ma con una sintonia alla sensibilità conciliare”. Citando le parole di don Tonino, “Ha scritto t’amo sulla roccia”, il vescovo ha ricordato che per mons. Bello “la vocazione è una evocazione, un atto di amore creativo e personale, una chiamata che rifonda la personalità, la modella, la costruisce”. “È una generazione di amore”, ha aggiunto Angiuli, che poi ha fornito un decalogo dell’accompagnatore vocazionale richiamandosi al pensiero di don Bello: “L’accompagnatore è una persona estatica, che sogna, si meraviglia, si stupisce”, “vive con passione, è una persona appassionata”, “mette le ali alla vita, arde dal desiderio di dare slancio alla vita aiutando ad avere la capacità del saper attendere”, “possiede occhi penetranti, scruta l’orizzonte più lontano, va oltre la superficie e l’immediatezza”, “ha il volto rivolto all’altro”, “chiama per nome, non ama le persone in serie”, “costruisce ponti, perché la vocazione nasce e matura dentro la comunità”, “si ispira all’ideale della perfetta letizia aiutando a sperimentare le sfumature della gioia”, “canta e danza, perché la vita è piena se intessuta di preghiera e bruciata di carità”, “è sempre un innamorato, perché l’innamoramento è un’attrazione trasfigurativa”.