
“Non sopravvivere, vivere!”. Con questo invito, pronunciato a braccio come gran parte della risposta all’ultima domanda, il Papa ha concluso l’incontro con i sacerdoti e i consacrati, nel Duomo di Milano. Francesco ha esortato a “mettere Gesù là dove deve stare: in mezzo al suo popolo”. “Solo questo – ha assicurato – ci salverà dal vivere in un atteggiamento di sopravvivenza”. “La logica di Dio non si capisce, soltanto si obbedisce”, ha ricordato citando l’esperienza di Abramo: “Quella è la strada su cui dovete andare”. Francesco, inoltre, ancora fuori testo ha esortato le religiose e le religiose a fuggire “la tentazione di cercare le sicurezze umane”, come i soldi: “Succede. Incominciano a pesare le strutture, che sono vuote adesso, non sappiamo come fare, e ci viene la tentazione di vendere le strutture per avere i soldi per la vecchiaia. Incominciano a essere pesanti i soldi che abbiamo in banca, e la povertà dove va? Ma il Signore è buono: quando una Congregazione non va per la strada della povertà, le invia un economo brutto che fa crollare tutto, e questo è una grazia!”. Invitando i consacrati a essere “sale” e “lievito”, e a non puntare alle masse, il Papa ha citato un esempio concreto: “Mai ho visto un pizzaiolo che per fare la pizza usa mezzo chilo di lievito e 100 grammi di farina”. Sul ruolo prezioso dei religiosi come “minoranza” in terra di missione, Francesco ha richiamato infine l’attenzione su un articolo de L’Osservatore Romano, letto ieri sera con la data di oggi, che parlava del congedo delle due ultime sorelle di Gesù in Afghanistan, fra i musulmani. “Non c’erano più suore e loro erano anziane, dovevano tornare”, ha raccontato il Papa: “Erano benvolute da tutti, perché erano testimoni, consacrate a Dio padre di tutti”. L’altro esempio citato da Francesco, quello del popolo coreano, che “all’inizio ha avuto tre o quattro missionari cinesi e poi, per due secoli, è stato portato avanti dai laici. Le strade del Signore sono come Lui vuole che siano”.