Preghiera ecumenica per l’Europa: mons. Galantino, “scelte e gesti concreti” di “attenzione misericordiosa verso gli altri”

Roma, 24 marzo 2017: veglia ecumenica in occasione del 60° della firma dei Trattati di Roma

“Così Dio vuole essere presentato e testimoniato! Con la stessa forza ed evidenza della luce; con lo stesso sapore forte del sale: attraverso scelte e gesti concreti, che danno gusto e contagiano senso di vivere”. Lo ha detto questa sera monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nella meditazione al brano del Vangelo “Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo”, scelto per la preghiera ecumenica per l’Europa che si sta svolgendo alla vigilia del 60° anniversario dei Trattati di Roma, nella Basilica dei Santi XII Apostoli di Roma alla presenza di rappresentanti di diverse Chiese e comunità ecclesiali: cattolici, protestanti, ortodossi, provenienti da diversi Paesi europei. “Molti tra noi pensano ancora – ha detto Galantino – che basti presentarsi come ‘cristiani’ perché ci venga subito dato credito, perché ci venga riconosciuta la funzione di ‘luce’ (cioè punti di riferimento) e di ‘sale’ (cioè portatori di senso)”. “Credo – ha aggiunto – si tratti di una tentazione che può toccare ogni uomo, di qualsiasi estrazione, anche al di là di una sua appartenenza religiosa. C’è addirittura chi pensa che basti presentarsi vestiti in un certo modo o usare un certo linguaggio per essere automaticamente accreditati come persone che danno gusto e senso nuovi alla vita!”. Ma Gesù è stato molto chiaro ed ha indicato “una segnaletica ben definita” che è quella delle Beatitudini, “fatta di passione per le opere di pace – ha spiegato Galantino -, di attenzione misericordiosa verso gli altri, di vita vissuta nella povertà e segnata dalla sobrietà. È questo che dà senso e gusto alla vita del credente, facendone una vita che risplende”.

“Quando Gesù dice ‘Voi siete sale… voi siete luce’ – ha quindi proseguito Galantino -, è come se ci dicesse: Volete far conoscere Dio? Non argomentate su di Lui, non dimostrate niente; fate piuttosto qualcosa di concreto; ma talmente bello, talmente sensato e gustoso che, a chi vi incontra, venga spontaneo dire: ‘Ma è davvero bello quello che tu fai e vivi! Chi te lo ispira? In nome di chi lo fai?'”.

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