"La Sicilia"

Diocesi: mons. Pennisi (Monreale), “la mafia è una religione capovolta”. “Rinnovato impegno educativo che porti a cambiare mentalità e comportamenti”

“È compito della Chiesa aiutare a prendere consapevolezza che tutti, anche i cristiani, alimentiamo l’humus dove alligna e facilmente cresce la mafia e invitare alla conversione al Vangelo. La resistenza alla mafia esige un rinnovato impegno educativo che porti ad un cambiamento della mentalità e dei comportamenti concreti”. Lo afferma oggi l’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, in un intervento pubblicato dal quotidiano “La Sicilia” nel quale commenta la reazione alla “proibizione ai mafiosi con una condanna definitiva di fare da padrini per il battesimo e la cresima”oltreché “la scritta ingiuriosa nei confronti di don Luigi Ciotti”. Per mons. Pennisi, “la mafia è una religione capovolta con una sacralità atea che rende schiave le persone inserendole in un circolo diabolico dal quale è difficile uscire”. “Le mafie dedicano una cura particolare ai simboli e alle pratiche della religione cattolica, senza porsi alcun problema sull’evidente contrasto fra quei simboli e la vita quotidiana dei mafiosi”, prosegue l’arcivescovo, per il quale “queste manifestazioni pseudo religiose non possono essere semplicisticamente interpretate come espressione di una religiosità distorta, ma come una forma brutale e devastante di rifiuto di Dio e di fraintendimento della vera religione”. Per questo, “la Chiesa deve fare presenti le esigenze proprie della conversione cristiana e ricordare che essa non può essere ridotta a fatto intimistico ma ha sempre una proiezione pubblica ed esige comunque la riparazione”. “Nel caso del mafioso – spiega Pennisi – la conversione comporta un impegno fattivo affinché sia debellata la struttura organizzativa della mafia, fonte costante di ingiustizie e violenza, che come ha detto il presidente Mattarella, è una presenza che distrugge speranze, ruba il futuro”. “Per garantire un futuro aperto alla speranza – conclude – ognuno è chiamato a fare la sua parte”.