Buone pratiche
“Siamo ancora lontani da una sistematicità di approccio nei confronti dei temi legati alla ecosostenibilità”. Lo ha affermato oggi Andrea Zappacosta, collaboratore dell’ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei, intervenendo a Roma al seminario di studi “Ecologia integrale: buone pratiche tra giustizia, bellezza ed economia. Frutti della Laudato si’”, promosso dall’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei in collaborazione con la Coldiretti. Per Zappacosta, “la costruzione di una chiesa coinvolge più livelli d’interesse: dai primi, più immediati, di tipo cultuale e pastorale, sino ad arrivare all’identificazione dell’importanza sociale degli edifici di culto nell’urbanizzazione delle nostre città”. Per questo “risulta centrale ampliare la base”, che significa “sostenibilità integrale”. “La principale difficoltà riscontrata nella gestione dell’intero processo edilizio – ha osservato – risiede nella delega assoluta che le committenze (diocesi/parrocchie) conferiscono ai progettisti affidando loro la progettazione con pochissimi elementi di riferimento”. Invece, secondo Zappacosta, “la strategia migliore vede la committenza riappropriarsi del ruolo centrale di guida dell’intero sistema di governo, necessario a organizzare un percorso ‘obbligatorio’ che metta al centro di tutto le esigenze delle persone e della comunità, avendo presente che i beni sono a servizio”. “Le diocesi devono porre una particolare attenzione ad attivare un senso di cammino comune”, ha suggerito Zappacosta, mentre “le comunità parrocchiali, prima di esprimere le loro esigenze e le loro aspettative, devono essere coinvolte in un processo partecipativo di accrescimento culturale”.