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Riforma della Chiesa: Zanzucchi (Città Nuova), “sinodalità come ‘pratica del cammino comune’, che si sa da dove parte ma non dove arriverà”

“La riforma della Curia romana non può essere scissa totalmente dalla riforma della Chiesa”, “entrambe anticipate in quel semplice e in fondo incerto ‘buonasera’ con il quale il neopapa Bergoglio ha dato avvio al pontificato dalla loggia della basilica vaticana”. Lo afferma Michele Zanzucchi, direttore della rivista “Città Nuova”, nelle pagine conclusive del libro “Vaticano” (Città Nuova). “Il progetto di riforma della Curia”, osserva Zanzucchi, è “un percorso, un processo che prima o poi prenderà una forma precisa, o forse mai”. “La riforma della Curia romana – aggiunge – avanza con estrema lentezza, quasi immobilità, anche se qua e là si è avvertita una certa fretta di arrivare al dunque, in particolare dopo i due scandali che maggiormente hanno minacciato la Chiesa cattolica romana, quelli degli abusi sessuali e delle finanze fuori controllo”. “Difficile non ammettere come le mosse di Bergoglio, anche se non sempre lineari, abbiano disinnescato la bomba mediatica legata a questi due ambiti”, prosegue il direttore della rivista “Città Nuova”, sottolineando che la riforma “è perfettibile” e “sembra voglia indicare ai cattolici, ma non solo, un metodo per aprire delle strutture potenzialmente chiuse alla discussione vitale, al dialogo fattivo”. C’è “la volontà papale di ‘umanizzare’ le norme in vigore” anche perché “al centro dell’interesse della Chiesa devono esserci la sequela di Cristo e la persona umana, in tutti i suoi aspetti, dal concepimento alla morte”. Zanzucchi sottolinea poi come sia “la sinodalità la nota principale della riforma bergogliana” concludendo che si tratta di una “‘pratica del cammino comune’, che si sa da dove parte ma non dove arriverà”.