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Muslim ban: Jrs e Coreis, “ordine discriminatorio, mette a rischio relazioni tra cristiani e musulmani”

Il “Muslim ban” del presidente degli Stati Uniti Donald Trump costituisce “un affronto ai nostri comuni valori musulmani e cristiani e il ripudio della nostra condivisa umanità. L’ordine è discriminatorio e mette a repentaglio le relazioni tra cristiani e musulmani”: lo affermano oggi, in una nota congiunta, i gesuiti del Jesuit refugee service (Jrs) e la comunità islamica italiana Coreis. “Comprendiamo il dovere dei governi nazionali di proteggere i loro cittadini dai pericoli e controllare le frontiere ai fini della sicurezza nazionale – affermano padre Thomas H. Smolich, direttore internazionale del Jrs e l’imam Yahya Sergio Yahe Pallavicini, presidente del Coreis -. Ma ci sono questioni etiche che trascendono i limiti dei confini nazionali, come la protezione dei membri della famiglia umana in situazione di grave pericolo. In un mondo quotidianamente ferito dalla violenza e dall’ingiustizia, dal terrore e dalla tirannia, le nostre tradizioni musulmane e cristiane ci invitano a mostrare coraggio e generosità, e a non cedere alla paura e all’egoismo”. Le due organizzazioni riaffermano la loro solidarietà “con tutti i rifugiati, a prescindere dalla loro fede”: “Ogni tentativo di rifiutare i rifugiati sulla base della loro religione è contrario ai valori cristiani e musulmani di dignità umana, cura dei più deboli e libertà religiosa”.

“Siamo profondamente preoccupati – proseguono – dalla sospensione a tempo illimitato del programma per i rifugiati siriani, in un momento in cui 5 milioni di siriani sono dovuti fuggire dalla violenza nel proprio paese”. Jrs e Coreis temono anche le conseguenze del provvedimento che darà priorità ai rifugiati perseguitati nei Paesi in cui sono minoranza religiosa: “Visto che i 7 Paesi a cui è vietato entrare negli Usa per i prossimi tre mesi sono tutti a maggioranza musulmana – precisano -, l’ordine esecutivo indica chiaramente l’intenzione di mettere i rifugiati musulmani in fondo alla lista. Un bando de facto che può alimentare il risentimento settario, il radicalismo e le tensioni religiose”.  L’ordine esecutivo di Trump, puntualizzano, “rischia di destabilizzare la protezione dei rifugiati in tutto il mondo, riducendo il numero dei luoghi per i reinsediamenti e chiudendo l’accesso alle domande d’asilo”. Lanciano perciò un appello “a tutti i governi perché si oppongano al bando Usa” rafforzando invece “la protezione dei rifugiati nei propri Paese”. Chiedono inoltre ai governi “intenzionati a implementare le politiche isolazioniste di affrontare invece le cause strutturali che provocano le migrazioni forzate e condividere in maniera equilibrata la responsabilità di proteggere i rifugiati”.

 

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