“Prima di firmare certi accordi vorremo invitare i leader dell’Unione europea a visitare i centri di detenzione dei Paesi che stanno finanziando o di leggere alcune testimonianze di migranti che hanno dovuto subire le cure delle forze di sicurezza locale. Forse ne uscirebbero cambiati”. Così Kostas Moschochoritis, segretario generale dell’organizzazione umanitaria Intersos, commenta le recenti iniziative italiane ed europee in materia di migrazioni: il Fondo per l’Africa voluto dal ministero degli Esteri “sganciato da qualsivoglia logica strutturale di sviluppo ed esplicitamente destinato al contenimento dei flussi nei paesi di transito”; poi l’accordo Italia–Libia che rilancia il Trattato di amicizia siglato nel 2008 da Berlusconi e Gheddafi per bloccare le partenze dalle coste libiche, “in un contesto in cui i diritti umani dei migranti sono oggi probabilmente ancora più a rischio di dieci anni fa”; il vertice dei leader dell’Unione europea a La Valletta che “rilancia la centralità dell’accordo Ue–Turchia e del modello ‘soldi in cambio del blocco delle frontiere’”. “Un gioco spregiudicato nel quale l’Unione europea, in nome di calcoli di corto respiro – afferma l’organizzazione -, sta smarrendo la bussola dei propri principi fondamentali. Un gioco ipocrita nel quale il riferimento marginale al rispetto dei diritti umani si scontra con la realtà di Paesi, a partire dalla Libia, segnati da violazioni continue, generalizzate e totalmente fuori controllo dei principi basilari del diritto internazionale”. “A morire, in questo gioco spregiudicato e ipocrita sulla pelle delle persone – prosegue -, è il valore centrale dell’aiuto umanitario, la tutela della dignità umana, così come l’obiettivo più profondo della cooperazione allo sviluppo, il sostegno alla crescita economica e sociale attraverso la solidarietà tra i popoli e l’integrazione tra culture e realtà diverse”.