“Disco giallo” per 42 sostanze erboristiche molto usate da chi soffre di problemi cardiovascolari perché sono prodotti “per cui si hanno scarsi dati di efficacia e di sicurezza” e “che possono interferire con i farmaci tradizionali e anche ridurre l’aderenza alle terapie convenzionali da parte dei pazienti che ne fanno uso”. È questo l’esito di una ricerca svolta presso la Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli e la Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di Roma, pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology (Jacc) e condotta da un gruppo di ricercatori coordinato da Graziano Onder. “Lo studio – spiega il dottore – è una revisione che riassume le evidenze riguardo l’uso dei rimedi erboristici (fitoterapici), quali per esempio aglio, olio di lino, ginseng, te verde, soia, per il trattamento di malattie cardiovascolari, quali ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco e ipercolesterolemia”. “Secondo studi di laboratorio, la maggior parte dei fitoterapici – si legge in una nota – ha dimostrato di poter influenzare i meccanismi biologici alla base delle malattie cardiovascolari” ma “la ricerca clinica non ha ad oggi documentato con certezza l’utilità di tali prodotti e non ha chiarito i possibili effetti collaterali”. Inoltre, “tali prodotti sono potenzialmente in grado di interagire con i farmaci tradizionali e ciò può modificare in eccesso o in difetto l’attività dei farmaci o determinare reazioni avverse anche gravi quali sanguinamenti o aritmie”. Per Rossella Liperoti, dottoressa del gruppo di ricerca, poiché “i medici devono indagare l’uso di fitoterapici con i pazienti poiché in molti casi l’utilizzo non viene neanche dichiarato al medico” comunicando “con chiarezza i possibili benefici e rischi connessi all’utilizzo di tali prodotti”. “Un rimedio o farmaco naturale non è necessariamente sicuro”, conclude Onder, evidenziando che “è sempre importante informare il medico circa l’uso di questi rimedi erboristici, in quanto il loro utilizzo può portare conseguenze negative per la salute”.