“Misericordia e Riconciliazione: piano di volo della Quaresima”. Ha questo titolo la lettera per la Quaresima 2017 di mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro–Squillace. “Sono davanti a noi ben quaranta giorni che possono cambiarci radicalmente la vita” – scrive il presule calabrese – che poi riflette sui diversi atteggiamenti da tenere per il tempo quaresimale. “Chi preferiamo tra essere seminatore di menzogne e verità in persona? Sono discepolo della verità? Ho paura della verità? Quali sono le mie menzogne, le mie maschere, le mie ipocrisie? Le mie sono forme di compromesso e di inganno nella mia vita? Come ho santificato il mio cuore e la mia corporeità?” – le domande che si pone mons. Bertolone. L’arcivescovo di Catanzaro chiede di andare “controcorrente”, “soprattutto nell’era in cui sembra essere ancora di più all’opera una divinità del potere e del dominio, anziché dell’assunzione piena della fragilità e della debolezza”. Ma “un atteggiamento di sola onnipotenza svuoterebbe il genuino significato della Croce”, con “pericolosi esiti di ‘nichilismo cristiano’”. Mons. Bertolone ricorda che “sulla croce è appeso Gesù”, che “si lascia ‘sconfiggere’ nella sua umanità, ma “proprio in tale sconfitta ci sarà dato di poter rileggere, nella luce del Crocifisso-Risorto, ogni evento del tempo e dello spazio, ricordando che il tempo è superiore allo spazio”. Il presidente della Cec, rivolgendosi anche ai penitenti, invita ad avere “fiducia nell’Altissimo” perché “non c’è sozzura che non possa essere perdonata, non c’è tradimento a cui non si possa mettere riparo”, e “perfino un condannato per mafia può ‘pentirsi’ e convertirsi”. Infatti – l’invito ai confessori – “non si tratta tanto di applicare delle leggi morali a coloro che vivono in situazioni peccaminose, come se fossero delle pietre da lanciare contro la vita delle persone che hanno sbagliato in buona o in cattiva fede. No a cuori chiusi, sì a cuori aperti che educano ad aprire il cuore dei penitenti”.