“È stato un uomo libero, animato da una fede profonda, fino all’ultimo. Ha servito la Chiesa con tanti progetti di sviluppo a favore dei più poveri in varie parti del mondo. L’ha servita nella preghiera costante; l’ha servita attirando attorno a sé, spinto dal suo carisma particolare, tante persone, tanti di voi qui presenti”. Queste le parole con cui il vescovo di Cuneo e Fossano, mons. Piero Delbosco, ha ricordato don Aldo Benevelli nel corso dell’omelia per la cerimonia funebre che si è svolta nel duomo di Cuneo oggi pomeriggio. Nel necrologio letto in apertura della celebrazione sono state ricordate le molteplici attività e gli incarichi ricoperti da Benevelli in diocesi nei suoi 93 anni di vita. Mons. Delbosco, che è a Cuneo dal novembre 2015, ha conosciuto don Benevelli “solo in questi ultimi mesi segnati dalla fragilità, dalla debolezza e dalla malattia”. “Dio ha tirato le somme della sua esistenza, particolarmente intensa. Di essa noi siamo stati spettatori, anzi, siamo stati i beneficiari”, ha detto il vescovo, che ha invitato tutti a custodire la “bella eredità spirituale”, che don Aldo Benevelli lascia. La vita del sacerdote è stata un “annuncio del Vangelo di Gesù” con varie iniziative “tutte all’insegna della carità” e la sua “parrocchia è stata il mondo”, ha descritto mons. Delbosco.
“Ci ha insegnato nei fatti che occorre agire, nel silenzio, nel nascondimento, nella libertà, per costruire sentieri di pace, di restituzione, di fraternità con chi è meno fortunato”. Ed è proprio questa la sua vera eredità, secondo mons. Delbosco: “l’aver guardato oltre i nostri confini, al mondo, a coloro che vivono nelle periferie”. Si tratta di “un testimone” che va raccolto “senza fare accademie, cingendoci di un grembiule, amando nella verità e nella giustizia”, perché “la pace si costruisce ogni giorno, lottando per la giustizia e coltivando in noi pensieri e atteggiamenti di vera riconciliazione”.