Terra Santa: nuovi insediamenti ebraici. P. Abusahliah (Caritas Gerusalemme), “proposta ‘due Stati per due popoli’ è già morta”

“Si prosegue la politica dei fatti compiuti che fin dall’inizio ha di fatto sabotato gli accordi di pace di Oslo. Lo slogan di quegli accordi di pace era ‘land for peace’, terra in cambio della pace. Nel 1993 la firma degli accordi prevedeva il ritiro di Israele dai territori palestinesi entro 3 anni. 23 anni dopo, continuano a costruire”. Così padre Raed Abusahliah, direttore di Caritas Jerusalem, stigmatizza il piano di costruzione di 3mila nuove unità abitative destinate a coloni ebrei nei territori della Cisgiordania occupati dall’esercito d’Israele, reso noto da pochi giorni dal Governo Israeliano. “Gli insediamenti costruiti sui territori palestinesi sono più di 400 – spiega il direttore della Caritas a Fides – hanno circondato Gerusalemme e vengono costruiti intorno a Betlemme, a Hebron, a Ramallah, a pochi chilometri dalla casa di Abu Mazen. Ci abitano 650mila coloni, ideologicamente orientati, per i quali Samaria e Giudea sono la Terra promessa da Dio a loro, che sono il Popolo eletto. Tutto questo vuol dire semplicemente che la proposta ‘due Stati per due popoli’ è già morta. Questa è la realtà che abbiamo davanti”. Dallo scorso 20 gennaio, Israele ha approvato la costruzione di 566 unità abitative per i coloni in tre aree del territorio di Gerusalemme, e di 5.502 nuove unità abitative sparse in varie zone della Cisgiordania. Il ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, ha annunciato l’inizio di una “nuova era dove la vita in Giudea e Samaria sta tornando al suo corso naturale”. Padre Abusahliah commenta anche le indiscrezioni secondo cui la nuova amministrazione Usa si sta preparando a tagliare i propri contributi a tutti gli organismi internazionali che riconoscono come propri membri a pieno titolo l’Autorità palestinese o l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp): “se ciò accadrà sarà il segno che si applaude l’aggressore e si punisce l’aggredito”.

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