“Le ong aderenti al Cini sono fortemente preoccupate dall’approccio securitario volto al controllo delle frontiere esterne dell’Unione Europea, condiviso e supportato dagli Stati membri per una gestione dei flussi migratori basata principalmente, se non esclusivamente, su sicurezza, controllo dei confini, rimpatri, respingimenti e quote di ingresso”. Lo afferma Antonio Raimondi, portavoce del Coordinamento italiano ong internazionali (Cini), alla vigilia dell’incontro nel quale a Malta i 28 capi di Stato e di governo dei membri dell’Unione europea discuteranno di migrazioni, in particolare della rotta del Mediterraneo centrale e della Libia. Per il Cini, le misure supplementari presentate a livello europeo nei giorni scorsi “mirano principalmente a debellare le reti della tratta e del traffico di esseri umani e garantire training alla guardia costiera libica per operazioni di salvataggio di vite in mare” ma “poca attenzione viene riconosciuta alla protezione dei migranti e rifugiati bloccati in Libia e di tutte le persone, inclusi minori, che rischiano di essere rimandati indietro in paesi non sicuri”.
Per il Coordinamento è necessario “supportare l’integrazione delle persone in arrivo in Europa”, “garantire maggiore trasparenza negli accordi che gli Stati Membri dell’Unione Europea e l’Unione Europea stessa portano avanti con paesi terzi”, “garantire accesso alla protezione internazionale per chi ne ha diritto in paesi che hanno ratificato la Convenzione di Ginevra”. Inoltre, “chiediamo che l’Europa – e l’Italia – non si facciano promotrici di piani di cooperazione con paesi terzi che non siano compatibili con i valori fondamentali dell’Unione Europea e degli Stati membri”. Il Cini ribadisce poi che bisogna “evitare che la detenzione continui ad essere la soluzione per l’accoglienza dei migranti e rifugiati” così come bisogna “accelerare l’apertura di canali sicuri e legali verso l’Europa che prevengano la traversata in mare e l’utilizzo di rotte migratorie pericolose”.