Lavoro: ricerca Acli, precarizzazione e disintermediazione. I giovani faticano ma rispondono

Critico, profondamente difficile ma con qualche squarcio di positività. È così che viene dipinto lo scenario attuale sul tema dei “giovani e lavoro” curato dall’Iref, l’Istituto di ricerche educative e formative delle Acli, e illustrato questo pomeriggio durante il convegno che l’Associazione ha organizzato a Roma. Lo scenario studiato farà parte di una ricerca, i cui risultati verranno illustrati a settembre. La cifra caratterizzante della generazione fra i 18 e i 35 anni è sicuramente la precarizzazione e la disintermediazione del lavoro. “I giovani – ha spiegato al Sir Cristiano Caltabiano, membro del comitato scientifico dell’Iref – sono consapevoli che il lavoro non può essere più a tempo indeterminato e per tutta la vita. E in questo contesto annotiamo dei segnali positivi di cui sono protagonisti i giovani come il co-sharing, cioè la condivisione del lavoro, il ritorno alla agricoltura non più tradizionale ma biologica, e la nascita di molte imprese sociali. Sono risposte flebili purtroppo, che non bastano ad arrestare la crescita della disoccupazione. Dal 2008 sono stati distrutti posti di lavoro, le vittime sacrificali sono state soprattutto i giovani”. Altro aspetto indagato dalla ricerca sarà l’emigrazione delle nuove generazioni. “Il nostro – ha spiegato il ricercatore – è un Paese che ha circa 60 milioni di cittadini all’estero. Sarà interessante vedere se quelli che oggi vivono fuori si legano a delle reti associative per italiani emigrati. Nel passato – ha concluso – la nazione è cresciuta grazie alle rimesse dei migranti. Sarà interessante vedere se avverrà lo stesso in futuro”.

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