“Le regole non sono cambiate. Il matrimonio rimane un sacramento; i funerali continuano a essere momenti in cui la comunità cristiana si riunisce per pregare, celebrare la fede nel Signore morto e risorto, e non per fare comizi (né, tanto meno, per dare occasione che i comizi li faccia qualcun altro)”. Inizia così la risposta che l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, offre, su “La Voce e il Tempo”, a una delle tante persone che hanno scritto a lui e alla redazione del settimanale diocesano sul tema delle persone omosessuali nella comunità cristiana, sollevato nei giorni scorsi da alcuni quotidiani torinesi, dopo i funerali di un anziano. “Don Gian Luca Carrega – come si evince dalla sua omelia – non ha detto quanto i giornali polemicamente hanno riportato, frasi di condanna della Chiesa, di necessità che chieda scusa o contro questo o quel rappresentante della gerarchia. Ha espresso invece gratitudine ai cristiani presenti, anche omossessuali, per il loro desiderio di vivere la fede nella Chiesa”, ha precisato Nosiglia. Nel nostro tempo, ha aggiunto, “la Chiesa sta compiendo grandi sforzi per individuare e perseguire cammini di ascolto, accoglienza, discernimento e accompagnamento spirituale, con le persone omosessuali che desiderano approfondire la loro situazione alla luce della fede. Queste esperienze, pur con tutte le fatiche e contraddizioni, sono in atto da tempo anche nella nostra diocesi di Torino, e il magistero di Papa Francesco ha indubbiamente dato una forte spinta affinché le comunità cristiane prendano seriamente in carico anche questo tema”. È tuttavia “doveroso” che “il dialogo e l’incontro si svolgano nella verità del confronto con la Parola di Dio e con il Magistero della Chiesa”.
Ricordando il recente Sinodo dei vescovi e la lettera apostolica “Amoris Laetitia”, che hanno ribadito che “non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia composta di uomo e donna e dei loro figli”, l’arcivescovo ha sottolineato che “la Chiesa di Torino continuerà a sostenere in ogni modo l’istituto del matrimonio e ad annunciare il vangelo della famiglia secondo quanto la Parola di Dio e il Magistero ci indicano, in continuità con la tradizione bimillenaria della Chiesa” e che, al tempo stesso, “continuerà a promuovere con saggezza ed equilibrio i suoi percorsi di accoglienza e di accompagnamento per le persone omossessuali che lo desiderano, ma anche per ogni altra persona che vive situazioni particolari di vita coniugale come sono i separati, conviventi, divorziati e divorziati risposati e tante famiglie e singoli che subiscono condizioni di povertà o ingiuste disuguaglianze sul piano sociale, per non escludere nessuno e sostenere tutti sulla via del Vangelo, all’incontro con il Signore, e sperimentare la tenerezza materna della Chiesa, a cui ci ha invitato con forza Papa Francesco nella sua visita tra noi”.