“Il criterio della nostra vocazione” non è la “gratificazione umana” ma “il sapere di essere umilmente nella volontà di Dio”. Ad affermarlo il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nell’omelia pronunciata oggi pomeriggio, nella cattedrale di San Lorenzo, in occasione della Messa celebrata per la festa della Presentazione del Signore. Ai religiosi presenti ha quindi ricordato due parole “che il Santo Padre ha raccomandato alle coppie, alle famiglie, ma che noi raccomandiamo questa sera a noi stessi nelle nostre comunità: la gratitudine espressa e la esplicita richiesta di perdono”. Infatti, “quale educazione permanente scaturisce da queste due piccole parole: grazie e scusa”. “Quanta distrazione rispetto al bene che si riceve da chi ci sta accanto e che non ringraziamo mai”, ha detto il porporato. Un bene che “strada facendo, se non ringraziamo, sparisce dalla nostra visuale”. Per il porporato, “ad una certa insensibilità verso i vicini fa stridente confronto tanta attenzione e gentilezza per altri che non condividono la stessa nostra vita e che pertanto non sono gomito a gomito con noi ogni giorno”. Con questi ultimi “non ci si scontra e spesso ci gratificano invece con parole, attenzioni, lodi, gratitudine” ma “essere gentili fuori casa e scorbutici in casa non aiuta nessuno, famiglia o comunità che sia, mentre il Signore vuole che ci aiutiamo nella vocazione, nella missione che affida ad ognuno attraverso la Chiesa”. Infatti, “non è la gratificazione umana il criterio della nostra vocazione e del nostro apostolato, perché sarebbe autocentrato, autoreferenziale, e il nostro io ne sarebbe alimentato e gratificato”. “Non è questo e non può essere questo il criterio della nostra vocazione – ha concluso – ma è il sapere di essere umilmente nella volontà di Dio in qualunque circostanza ci troviamo”.